Non si sa con certezza se Egeo fu indotto da Medea a mandare Teseo contro il feroce toro bianco di Poseidone, oppure se, dopo la cacciata della maga da Atene, Tese stesso si assunse il compito di eliminare il mostro per propiziarsi le simpatie degli Ateniesi. Giunto con Eracle da Creta, lasciato libero nella pianura d’Argo e passato di là, attraverso l’istmo, nella regione di Maratona, il toro aveva ucciso centinaia d’uomini tra le città di Probalinto e Tricorinto, compreso (come taluni dicono) il figlio di Minosse, Androgeo. Tuttavia Teseo audacemente afferrò quelle esiziali corna tra le mani e trascinò il toro per le vie d’Atene fino all’Acropoli, dove sacrificò l’animale ad Atena o ad Apollo. In espiazione della morte di Androgeo, Minosse volle che gli Ateniesi inviassero ogni nove anni (e cioè al termine di ogni Grande Anno) sette fanciulli e sette fanciulle nel Labirinto di Creta, dove il Minotauro li avrebbe divorati. Questo Minotauro, che si chiamava Asterie o Asterione, era il mostro dalla testa di toro generato da Pasifae e dal toro bianco. Poco dopo l’arrivo di Teseo in città, gli Ateniesi avrebbero dovuto pagare per la terza volta il gravoso tributo e lo spettacolo dei genitori angosciati all’idea di separarsi per sempre dai loro figli era così triste che Teseo si offrì come vittima volontaria, benché Egeo cercasse in ogni modo di dissuaderlo da tale proposito. Altri invece dicono che il suo nome fu estratto a sorte; e, secondo altri ancora, lo stesso Minosse accompagnato da una grande flotta sarebbe giunto ad Atene per scegliere le vittime; il suo sguardo si posò su Teseo il quale, benché nato a Trezene e non Atene, si offrì di unirsi alle vittime a patto che se fosse riuscito ad abbattere il Minotauro con le sole mani Atene sarebbe stata esentata dal tributo.
Nei due viaggi precedenti, le navi che portavano le vittime a Creta avevano inalberato vele nere, ma Teseo si sentiva certo del favore degli dei ed Egeo gli affidò dunque una vela bianca, perché la inalberasse al ritorno, in segno di vittoria; altri dicono che si trattava di una vela rossa, tinta nel sugo delle bacche di cocciniglia. Quando i nomi delle vittime furono estratti a sorte dinanzi al tribunale supremo, Teseo guidò i suoi compagni al Tempio del Delfino dove, in nome di tutti, offrì ad Apollo un ramo di olivo avvolto in un filo di lana bianca, Le quattordici madri portarono le provviste per il viaggio e narrarono ai loro figli favole prodigiose ed eroiche per rincuorarli. Teseo sostituì a due delle fanciulle dei giovanetti dall’aspetto effeminato ma dotati di insolito coraggio e presenza di spirito. Raccomandò loro di fare dei bagni caldi, di evitare i raggi solari, di profumarsi il corpo e i capelli con oli ed essenze, e di imitare l’incedere e il gestire delle donne. Riuscì così a ingannare Minosse e a far credere che quei due fossero fanciulle.
II favore di Afrodite accompagnava Teseo; non soltanto Peribea e Ferebea invitarono il cavalleresco giovane a giacersi con loro e non furono respinte, ma la stessa figlia di Minosse, Arianna, si innamorò di lui a prima vista. «Ti aiuterò a uccidere il mio fratellastro, il Minotauro», essa gli promise in segreto, «purché io possa ritornare con te ad Atene, come tua moglie». Teseo accettò con piacere questa proposta e giurò di sposare Arianna. Ora, prima di lasciare Creta, Dedalo aveva donato ad Arianna un gomitolo di filo magico, spiegandole come sarebbe potuta entrare e uscire dal Labirinto; essa doveva aprire la porta di ingresso e assicurare allo stipite un capo del filo; il gomitolo si sarebbe poi srotolato via via negli intricati recessi, fino alla camera segreta dove si trovava il Minotauro. Arianna diede il gomitolo a Teseo e gli raccomandò di seguire il filo finché avesse sorpreso il Minotauro addormentato; avrebbe potuto così afferrare il mostro per i capelli e sacrificarlo a Poseidone. Arrotolando poi il filo in gomitolo, sarebbe giunto di nuovo alla porta d’ingresso. Quella notte stessa Teseo fece quanto gli era stato detto, ma non si sa con certezza se egli uccise il Minotauro con la spada donatagli da Arianna o con le nude mani o con la sua famosa clava. Un bassorilievo ad Amicle ci mostra il Minotauro legato e portato in trionfo ad Atene; ma questa versione non è accettata da tutti. Quando Teseo, con le vesti macchiate di sangue, emerse dal Labirinto, Arianna lo abbracciò appassionatamente e guidò il gruppo di tutti gli Ateniesi al porto. Nel frattempo, infatti, i due giovani dall’aspetto effeminato avevano ucciso le guardie dinanzi all’appartamento delle donne, liberando le vergini. Salirono in fretta sulla nave, dove Nausiteo e Feace vegliavano in attesa, e si allontanarono rapidamente a forza di remi. Tuttavia, benché Teseo avesse aperto delle falle negli scafi cretesi per impedire che lo inseguissero, dovette affrontare una battaglia navale nelle acque del porto; per fortuna non subì perdite e riuscì a fuggire con il favore delle tenebre.
Alcuni giorni dopo, sbarcato nell’isola allora chiamata Dia e ora nota col nome di Nasso, Teseo abbandonò Arianna addormentata sulla spiaggia e riprese il largo senza di lei. Perché l’abbia fatto è rimasto un mistero. Taluni dicono che Teseo abbandonò Arianna per la sua nuova amante, Egle figlia di Panopeo; altri sostengono che, mentre venti contrari lo trattenevano a Dia, egli riflette sulla sua posizione e temette che l’arrivo di Arianna ad Atene suscitasse uno scandalo. Altri ancora dicono che Dioniso, apparso a Teseo in sogno, gli ordinò minacciosamente di abbandonargli Arianna e che Teseo, ridestatesi, vide la flotta di Dioniso avvicinarsi a Dia e salpò le ancore atterrito. Dioniso infatti, per opera di magia, gli aveva fatto dimenticare la promessa fatta ad Arianna e persino l’esistenza di lei. I sacerdoti di Dioniso ad Atene affermano che quando Arianna si trovò sola sul lido deserto ruppe in disperati lamenti, rammentando con quanta angoscia aveva assistito Teseo che si preparava ad affrontare il suo mostruoso fratellastro, e quali fervide preghiere aveva innalzato per il suo successo; per amore di Teseo, inoltre, essa aveva abbandonato i genitori e la patria. Invocò ora vendetta dall’intero universo e Zeus annuì consenziente. Ed ecco Dioniso con il suo gaio corteo di Satiri e Menadi giungere in aiuto di Arianna. Egli la sposò senza por tempo in mezzo, posandole sul capo la corona di Teti, e Arianna gli generò numerosi figli.
Teseo da Nasso salpò per Delo e colà sacrificò ad Apollo, celebrando giochi atletici in suo onore; in tale occasione anzi egli introdusse la nuova usanza di incoronare il vincitore con foglie di palma e di porgli uno stelo di palma nella mano destra. Consacrò altresì al dio una piccola statua lignea di Afrodite, opera di Dedalo, che Arianna aveva portato da Creta e lasciato a bordo della nave: gli Ateniesi infatti l’avrebbero accolta con commenti cinici. Questa statua, che ancora si mostra a Delo, poggia su una base quadrata anziché sui piedi ed è sempre inghirlandata. Arianna si vendicò ben presto di Teseo. Infatti, sia per il dolore di averla perduta, sia per la gioia di rivedere la costa dell’Attica che aveva potuto raggiungere soltanto dopo strenua lotta con i venti contrari, egli si scordò di inalberare la vela bianca. Egeo, che stava in vedetta sull’Acropoli dove sorge ora il Tempio della Vittoria non alata (Aptera), avvistò la vela nera, svenne e precipitò sfracellandosi nella valle sottostante. Ma altri dicono che egli si gettò volontariamente nel mare, che da quel giorno fu chiamato Egeo. Teseo non ebbe notizia di questa sventura finché non portò a termine i sacrifici promessi agli dei per il suo felice ritorno; seppellì poi Egeo e lo onorò con un santuario eroico. All’ottavo giorno del mese Pianepsione (ottobre), l’anniversario del ritorno di Teseo da Creta, gli Ateniesi scendono in folla alla spiaggia con delle pentole in cui fanno bollire diverse qualità di fave, per ricordare ai loro figli che Teseo, costretto a ridurre al minimo le razioni della ciurma, fece cuocere tutto assieme quanto restava delle provviste quando toccò terra, e gli uomini poterono finalmente riempirsi lo stomaco. In quella medesima festa si canta un inno di ringraziamento e si porta in processione un ramo d’olivo cinto di lana bianca e adorno di frutti di stagione, per ricordare l’altro ramo d’olivo che Teseo consacrò prima della partenza. Poiché la data cade nella stagione del raccolto, Teseo istituì anche la Festa dei tralci di vite, sia per onorare Atena e Dioniso che gli apparirono a Nasso, sia per onorare Dioniso e Arianna. I due giovani che reggono i rami rappresentano i giovani che Teseo portò con sé in Creta travestiti da fanciulle e che lo seguirono nella processione trionfale al suo ritorno. Quattordici donne reggono cesti di provviste e prendono parte al sacrificio: esse rappresentano le madri delle vittime tratte in salvo ed è loro compito narrare favole e antichi miti, come fecero quelle madri prima che la nave salpasse. Teseo consacrò un tempio ad Artemide Salvatrice nella piazza del mercato a Trezene, e i suoi concittadini lo onorarono con un santuario quand’egli era ancora in vita. Le famiglie che avrebbero dovuto pagare il tributo a Creta si assunsero l’incarico di fornire le vittime per i sacrifici, e Teseo affidò la cura sacerdotale del suo tempio ai Fitalidi, per ringraziarli della loro ospitalità.
ll mito di Teseo, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves.
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