È in corso alla Pinacoteca Giovanni Züst di Rancate la mostra “Un mondo in trasformazione. L’Ottocento tra poesia rurale e realtà urbana” . La rassegna curata da Giovanni Anzani ed Elisabetta Chiodini presenta circa un centinaio di opere dipinte da artisti ticinesi e lombardi della cosiddetta “cultura figurativa”. Si tratta di opere dell’Ottocento che ritraggono, come indica il titolo della mostra, un “mondo in trasformazione”: il passaggio dei temi raffigurati dagli artisti dell’epoca dalla pittura di paesaggio, di scene bucoliche e rurali alla raffigurazione di scene comuni in una civiltà che si sta urbanizzando. Abbiamo quindi opere che illustrano le grandi conquiste tecnologiche del tempo: una su tutte “La stazione centrale di Milano” di Angelo Morbelli che ritrae il fermento all’arrivo di un treno a vapore sotto la cupola di ferro-vetro che ancora vediamo alla stazione centrale della vicina Milano.
Cambiamenti di società: da contadina a urbanizzata e industriale. Non solo successi tecnologici, ma anche la concentrazione di persone nella città che cresce: disagio sociale, povertà, abbruttimento sul lavoro sono temi ricorrenti nei quadri esposti. “L’alveare” di Luigi Rossi con una bimba emaciata seduta contro il parapetto di una casa di ringhiera e con alle sue spalle uno spaccato di vita quotidiana di parecchie famiglie, oppure il magnifico “Ritorno dal lavoro” di Pietro Chiesa, che ritrae alcuni uomini sul naviglio che tornano a casa dopo la dura giornata lavorativa con testa china e scarponi ai piedi. E ancora le lavandaie di Mosè Bianchi, che uniscono il lavoro delle donne che lavano con uno scenario dai sapori antichi, bellissimo e bucolico o la piccola bimba triste ritratta in “Venduta!” (Angelo Morbelli) probabile denuncia della conseguenza di un atto di prostituzione minorile
Come dicevo, a queste scene di cambiamento sociale si alternano sale e dipinti che ritraggono la campagna lombarda e quella ticinese con tinte e toni da “mito” (per rimanere in tema con il nostro MitoBlog! 🙂 ). “La vela” di Franzoni con quella sua aria di barca alla Böcklin di “L’isola dei morti”, il “Tramonto a Bironico” di Berta, con l’albero spoglio che si staglia in contrapposizione alla montagna autunnale, Ludovico Cavaleri e il suo “Dalle montagne del Lago Maggiore” con lo sguardo che spazia su insenature e penisole, sono opere che invitano alla meditazione e al sedersi nel silenzio della sala per gustarsele appieno.
Gli autori considerati dai curatori della mostra sono molti di più: ci sono opere di Pellizza da Volpedo e Giovanni Segantini, per non menzionarne che alcuni. Uscendo dalla Pinacoteca è rimasta, a me, la sensazione che in qualche modo l’urbanizzazione abbia ucciso il vivere bucolico e armonioso… si tratta di un’impressione sbagliata, storicamente parlando e la dura vita contadina non era sicuramente i vestiti bianchi di raso né le donne che leggono libri sdraiate con cappellini in testa come lasciano intendere i meravigliosi paesaggi rappresentati. La nostalgia però rimane lo stesso per un tempo e un luogo dove la natura “madre gentile” ha un potere curativo e calmante che il mondo rapido e vorace della società che diviene industria e progresso rapido cerca di modificare e di far cadere nell’oblio.
Buona visione! Andreas
Qui trovate il flyer “Un mondo in trasformazione” mentre qui trovate alcune immagini
Il sito della Pinacoteca: www.ti.ch/zuest