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L’Eneide, quale versione leggere?

L’Eneide, quale versione leggere?
Eneide: quale versione leggere?

Eneide: quale versione leggere?

Un amico mi chiede in che versione leggere l’Eneide. Le versioni erudite sono molte, negli ultimi anni ne sono uscite almeno una decina. Quale leggere? Il mio consiglio è di recarsi in biblioteca o in libreria e sfogliarle prima di scegliere quella che vi piace di più, tenendo conto di stile, quantità di note a piè di pagina (se si legge per piacere possono disturbare più di quanto aiutino) o a fine capitolo, introduzione e commenti. Assolutamente necessario è, secondo me, avere il testo latino a fronte, anche se non si conosce bene la lingua degli antichi romani. È molto bello andare a leggere alcune espressioni e a cercare di costruire la grammatica latina. Per chi invece vuole un testo scorrevolissimo con brevi introduzioni a inizio canto e una traduzione in linguaggio (a volte fin troppo) comune può orientarsi sul libro di Vittorio Sermonti (ricordate? Aveva commentato nello stesso modo la Divina Commedia di Dante), “L’Eneide di Virgilio” edito da Rizzoli.

Andreas Barella (2008)

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L’Eneide: il pio Enea

L’Eneide: il pio Enea

Enea, Ascanio, Venere e Didone

L’Eneide, in generale, mi lascia più freddo sia dell’Odissea che dell’Iliade. Perché? Forse perché è un’opera scritta da una sola mano, mentre i poemi omerici risentono di molte influenze e molte versioni, come si addice a un’opera orale che finisce su pergamena. Ma ci sono alcuni aspetti che vale la pena sottolineare lo stesso, nell’Eneide. Intanto il protagonista , il pio Enea, compie un viaggio che in qualche modo sembra speculare a quello di Ulisse. Enea parte da una terra in distruzione – Troia – e si avventura per mare per cercare una nuova sistemazione per lui, la sua gente e le insegne della sua civiltà. Lascia la guerra per cercare la pace. Ulisse, al contrario, lascia la pace per cercare la guerra quando parte da Itaca e si imbarca per Troia e tutta la sua storia parla di un tentato ritorno alla sua amata isola, alla sua casa. Seconda specularità: Enea parte “pio” (che qui sta per “colui che esegue quello che gli dèi comandano, colui che accetta con pazienza infinita quello che i fati gli impongono”) e termina sanguinario nelle battaglie del Lazio (dove sgozza chi implora pietà, compie sacrifici umani di giovinetti catturati e dimentica benevolenza e ragione); Ulisse riparte sanguinario da Troia (distrugge e razzia alcune città sulle coste mediterranee) e pian piano riconquista sudatamente la sua umanità grazie alla sofferenza. Enea non mi sembra crescere nel suo viaggio, le sue parti nobili, la sua sofferenza, la sua storia non riescono a coinvolgere e a commuovere… La scena per me più coinvolgente è quando i troiani approdano sull’isola dei Ciclopi e vi trovano un greco dimenticato da Ulisse durante la sua fuga. L’uomo, appena capisce che ha di fronte Enea, principe troiano, si dice contento di poter morire per mano di esseri umani come lui piuttosto che divorato dai mostri con un occhio solo. I troiani, turbati e commossi per la tragedia del marinaio-guerriero, non lo uccidono e lo imbarcano con loro. Del marinaio di Ulisse non si parlerà più, ma mi piace pensare che anche lui sbarcherà nel Lazio e concorrerà alla creazione della nuova stirpe che fonderà Roma. I troiani sanno leggere il dolore del nemico e capiscono che è identico al loro. Per questo perdonano e accettano. E questo me li rende simpatici e vicini al cuore! Di Venere e Giunone e degli déi in generale, di Didone e della sua tragedia, di Turno e dei suoi guerrieri, dei giovinetti che muoiono nelle battaglie cruentissime parlerò nei prossimi interventi. Per ora, buona lettura (o rilettura) dell’Eneide: spero che queste poche righe vi abbiano fatto venir voglia di riprenderla in mano! Diciamo la verità: ne vale proprio la pena!

Andreas Barella (2008)

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L’Eneide, introduzione

L’Eneide, introduzione

Qui comincia la lettura…

In questi giorni sto terminando la rilettura dell’epica di Virgilio, l’Eneide appunto. L’avevo letta anni fa, all’università, in latino. Ora me la godo in italiano con il testo a fronte… bello leggere per piacere e non per dovere. 🙂

Comunque è un libro veramente violento. È la prima cosa che mi colpisce, la violenza è disseminata in ogni pagina. Non ricordavo più come il “pio Enea” facesse addirittura sacrifici umani per vendicare la morte di un giovane amico guerriero… E che logica aberrante quella della guerra. I millenni sono passati, ma la violenza è sempre uguale e risponde a regole così semplici da risultare quasi incomprensibile. 🙁

Inserisco qua di seguito alcuni pensieri su diversi aspetti dell’Epica di Virgilio.

Andreas Barella

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