Ulisse e le sirene (1891) di John William Waterhouse
Alcuni studiosi (americani e argentini, un astronomo e un fisico) avrebbero stabilito con esattezza la data del rientro a Itaca del prode Odisseo (o Ulisse). Sarebbe tornato a fine marzo del 1178 aC e avrebbe compiuto la strage dei Pretendenti il giorno 16 aprile 1178 avanti Cristo. Si sarebbero basati su alcune considerazioni astronomiche che Omero include nel suo poema.
Ora, forse, sappiamo qualcosa in più su quando ha scritto Omero e su quando ha pensato di collocare le avventure del poli-metis per eccellenza. Ma Ulisse continua a veleggiare nella nostra psiche, più che nella storia reale. Mi stupisco nel leggere che qualcuno cerca di situare nella realtà fisica un racconto mitologico. Ma anche mi commuovo: il prode Ulisse continua a tenere banco, ad affascinare, a parlare ai suoi figli. Più di tremila anni dopo le sue avventure.
Le due dee che si confrontano e scontrano nell’Eneide sono Giunone, moglie di Giove e acerrima nemica dei Troiani e Venere, dea della bellezza e dell’amore, madre di Enea. La scena che mi piace portare alla vostra attenzione è quella in cui Venere convince Vulcano, suo marito, a forgiare delle armi divine per il figlio Enea. L’episodio si situa nel libro VIII, dal verso 370 in avanti. Venere seduce Vulcano in una scena divertente ed erotica allo stesso momento, promettendo gioie amorose con tono languido mentre chiede l’aiuto del marito. Imperdibile! Per il resto Venere si presenta nell’Eneide come una madre premurosa. Segue il figlio, lo protegge (come già nell’Iliade), lo illumina nelle situazioni difficili. Addirittura ad un certo punto dice a Giove: se hai deciso di far morire Enea, fai pure. Ma lasciami suo figlio, Ascanio-Iulo, di cui mi occuperò personalmente. Venere è una madre della vita, la Madre che prosegue nelle generazioni, che si prende cura del futuro nella forma dei figli. Giunone è schiava del ruolo affibbiatole dai Greci, quando ancora si chiamava Era: donna gelosa e rancorosa, tramatrice di inganni. Si dice che questo ruolo (oltre a quello di moglie tradita e gelosa del padre degli dei, Zeus) le sia stato attribuito nel passaggio dal matriarcato a quello del patriarcato, trasformandola da Grande Dea Madre a Moglie del Padre e togliendole quel potere misterioso e indistinto che la caratterizzava. Nell’Eneide troviamo solo questo aspetto di donna ferita e incattivita, decisa a opporsi al volere dei fati (un po’ come Poseidone nell’Odissea con il suo contrapporsi al ritorno a Itaca di Ulisse). Peccato, perché l’autorevolezza femminile che emana da questa dea si percepisce anche così, e rimane un potenziale inespresso. Potere sommerso e ribollente.
L’Eneide, in generale, mi lascia più freddo sia dell’Odissea che dell’Iliade. Perché? Forse perché è un’opera scritta da una sola mano, mentre i poemi omerici risentono di molte influenze e molte versioni, come si addice a un’opera orale che finisce su pergamena. Ma ci sono alcuni aspetti che vale la pena sottolineare lo stesso, nell’Eneide. Intanto il protagonista , il pio Enea, compie un viaggio che in qualche modo sembra speculare a quello di Ulisse. Enea parte da una terra in distruzione – Troia – e si avventura per mare per cercare una nuova sistemazione per lui, la sua gente e le insegne della sua civiltà. Lascia la guerra per cercare la pace. Ulisse, al contrario, lascia la pace per cercare la guerra quando parte da Itaca e si imbarca per Troia e tutta la sua storia parla di un tentato ritorno alla sua amata isola, alla sua casa. Seconda specularità: Enea parte “pio” (che qui sta per “colui che esegue quello che gli dèi comandano, colui che accetta con pazienza infinita quello che i fati gli impongono”) e termina sanguinario nelle battaglie del Lazio (dove sgozza chi implora pietà, compie sacrifici umani di giovinetti catturati e dimentica benevolenza e ragione); Ulisse riparte sanguinario da Troia (distrugge e razzia alcune città sulle coste mediterranee) e pian piano riconquista sudatamente la sua umanità grazie alla sofferenza. Enea non mi sembra crescere nel suo viaggio, le sue parti nobili, la sua sofferenza, la sua storia non riescono a coinvolgere e a commuovere… La scena per me più coinvolgente è quando i troiani approdano sull’isola dei Ciclopi e vi trovano un greco dimenticato da Ulisse durante la sua fuga. L’uomo, appena capisce che ha di fronte Enea, principe troiano, si dice contento di poter morire per mano di esseri umani come lui piuttosto che divorato dai mostri con un occhio solo. I troiani, turbati e commossi per la tragedia del marinaio-guerriero, non lo uccidono e lo imbarcano con loro. Del marinaio di Ulisse non si parlerà più, ma mi piace pensare che anche lui sbarcherà nel Lazio e concorrerà alla creazione della nuova stirpe che fonderà Roma. I troiani sanno leggere il dolore del nemico e capiscono che è identico al loro. Per questo perdonano e accettano. E questo me li rende simpatici e vicini al cuore! Di Venere e Giunone e degli déi in generale, di Didone e della sua tragedia, di Turno e dei suoi guerrieri, dei giovinetti che muoiono nelle battaglie cruentissime parlerò nei prossimi interventi. Per ora, buona lettura (o rilettura) dell’Eneide: spero che queste poche righe vi abbiano fatto venir voglia di riprenderla in mano! Diciamo la verità: ne vale proprio la pena!
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.