Comincio col dire che tra tutti i libri di Graves che ho letto (e che trovate recensiti qua sul sito, vedi sotto per il link) Belisario è il più lento e quello che presenta più resistenza alla lettura. Per cui, se non avete mai letto nulla di Graves NON ve lo consiglio come prima opera. Il periodo storico descritto, il VI° secolo dopo Cristo, e i luoghi, la Costantinopoli di Giustiniano, la frontiera persiana, la Libia e una desolata Italia che ormai è lontana dai fasti anche del romano impero d’occidente, non è delle più accattivanti. Dopo un centinaio di pagine in cui Graves cerca di introdurci nelle diatribe religiose del periodo storico, diatribe del tipo se la persona di Cristo fosse solo divina o assieme umana e divina, ecco che la storia comincia a divenire appassionante, ricca di descrizione di battaglie e di strategie militari e di personaggi affascinanti. Belisario è un generale di Giustiniano e Robert Graves ci narra la sua vita attingendo, da quel maestro che è, alle fonti storiche classiche: Livio, Tucidide, Erodoto, Senofonte e anche alla sua fantasia e alla sua arte narrativa. Tanto che, se non si sono lette le opere degli storici antichi è davvero impossibile capire cosa sia vero e cosa sia inventato. Ma poco importa, a dire la verità, questo è un romanzo storico dove storia e romanzo si mischiano affrescando una vita straordinaria senza lasciare lacune. Belisario è l’ultimo generale fedele all’impero romano (d’oriente). È un cristiano ortodosso ma ha un’ammirevole tolleranza per gli altri credi religiosi e per le altre “sette” cristiane. Soprattutto, però, Belisario è un genio nell’ambito della tecnica militare. Il libro narra dei suoi successi in Persia, a Cartagine e nella campagna d’Italia e lo fa dilungandosi nel descrivere il rapporto con i soldati, sia i propri che quelli nemici, e nel descrivere un codice d’onore che commuove per la sua linearità e coerenza.
La voce narrante del libro è quella di Eugenio, uno schiavo eunuco al servizio di Antonina, che all’inizio del volume è una cortigiana e prostituta amica di Teodora (anche lei prostituta, ma che diverrà la moglie di Giustiniano e quindi il vero potere occulto dell’impero romano d’oriente). Antonina diverrà la moglie di Belisario e lo seguirà in tutte le sue campagne militari. I successi militari di Belisario si intrecciano con gli intrighi di palazzo e con la descrizione di luoghi e di avvenimenti storici poco noti ai più: un affresco notevole di un periodo storico buio e decadente ma ricco di fascino. Senza voler svelare troppo della trama devo però mettervi sull’attenti: Belisario cadrà vittima delle gelosie degli altri generali e dell’imperatore stesso che preferisce contornarsi di adulatori incompetenti e traditori piuttosto che riconoscere il valore del suo più fedele generale. La fine del romanzo, vi confesso, mi ha riempito di rabbia e di frustrazione, anche se il personaggio di Belisario ne esce quasi beatificato e si trasforma in un monumento alla “povertà e alla pazienza” come scritto sulla ciotola per elemosine di cui Belisario entra in possesso.
La storia di Belisario è un balsamo di coerenza e di semplicità, sia nelle azioni che nei sentimenti, e il personaggio Belisario rimane proprio per questo sempre un pochino misterioso. Il generale che Graves ci consegna è un esempio di saldezza nella burrasca della vita e della politica e vi confesso che farò tesoro della sua pazienza e del suo modo di reagire alle avversità della vita. Una lettura consigliata per gli amanti del romanzo storico. (Andreas Barella)
Graves, Robert. 1938. Belisario. Milano, Longanesi, 2017. 488 pagine, 22 Euro.
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