Care amiche, cari amici, vi segnaliamo questa conferenza sul valore archetipico di AMORE, tenuta da Andreas Barella, una delle tre Muse. Non mancate! 🙂
QUANDO: lunedì 26 ottobre 2020, 20:30 DOVE: Centro Culturale e Biblioteca La Filanda, Via Industria 5, Mendrisio. Vai al sito. Iscrizioni: Non serve iscriversi. Conferenza pubblica e gratuita.
CONTENUTI: La felicità amorosa è uno dei sogni e dei motori psichici più energici della nostra società: le origini di questa concezione risalgono al medioevo e alla comparsa, nel mondo occidentale, di una nuova forma di amore, quello cantato dai poeti dell’”amor cortese” nelle corti di Francia e d’Italia e più tardi dai menestrelli che giravano l’Europa. Una visione dell’amore sconosciuta in tutte le altre mitologie del mondo. Venite a scoprire i dettagli di come il medioevo, in ambito amoroso, ci ha insegnato quasi tutto quello che reputiamo importante. Per farlo e per capire come questa forza riecheggia nelle nostre anime, scenderemo nell’Inferno dantesco per sentire cosa hanno da raccontarci Paolo e Francesca da Rimini, assisteremo alla tragedia di Tristano e Isotta, e infine cavalcheremo assieme a Parsifal alla ricerca del Santo Graal. Scarica la locandina.
Andreas Barella, una delle Muse, ha parlato di questo mito all’interno della trasmissione radiofonica APPESI ALLA LUNA della Radio svizzera di lingua italiana. Potete ascoltare la trasmissione a questo link.
La prima parte del mito di creazione greco la trovi qua. Urano però non è sempre stato lì dove è adesso, in origine esso era coricato, disteso sopra la terra, e la ricopriva completamente. Ogni angolo di terra è raddoppiato da un pezzo di cielo che si incolla perfettamente su di lei. A partire dal momento in cui Gaia, divinità potente, terra madre, crea Urano che è il suo corrispondente esatto, la sua fotocopia, il suo doppio simmetrico, ci troviamo in presenza di una coppia di opposti: un maschio e una femmina. Urano è il cielo, così come Gaia è la terra. Una volta presente Urano, anche Eros il vecchio gioca un ruolo diverso. Non si tratta più di Gaia che fa nascere da sé ciò che porta in lei o di Urano che produce ciò che ha in lui, ma è dalla congiunzione delle loro due forze che nascono esseri diversi sia dall’uno che dall’altra.
Urano non cessa mai di disseminarsi nel seno di Gaia. L’Urano primordiale non conosce altra attività se non quella sessuale. Coprire Gaia senza sosta, per quanto è nella sua potenza: non pensa che a quello, e non fa che quello. La povera Terra si trova allora incinta di una prole numerosa che non può uscire dal suo grembo, che deve restare là dove Urano l’ha concepita. Visto che Cielo non si alza mai da Terra, non si crea mai fra loro uno spazio che permetta ai figli, i Titani, di uscire alla luce e di condurre un’esistenza autonoma. I Titani non possono assumere forma propria, né diventare esseri individuali, poiché vengono di continuo ricacciati nel grembo di Gaia, così come ogni cosa, Urano stesso, si trovava nel grembo di Gaia prima di nascere.
Chi sono i figli di Gaia e Urano? Ci sono i sei Titani e le loro sei sorelle le Titanidi. Il primo dei Titani è Okeanos, Oceano, la cintura d’acqua che circonda l’universo e scorre tutt’intorno al mondo, così che in lui inizio e fine coincidono. Il più giovane dei Titani è Cronos, chiamato anche “Crono dai pensieri scaltri”. Ci sono poi due triadi di figli: i Ciclopi (Bronte, Sterpe, Arge) e gli Ecatonchiri mostri con 50 teste e cento braccia (Cotto, Briareo, Gie). Siamo a una grande svolta nella creazione: i Titani sono i primi dèi individualizzati, non sono infatti come Gaia, Urano, Ponto nomi dati a forze naturali. Ricapitoliamo: Titani, Centobraccia, Ciclopi: tutte queste creature non possono uscire dal ventre della madre in quanto il padre Urano è disteso su di lei e non lascia nessuno spazio libero.
Non esiste ancora la luce, in realtà, poiché Urano, stendendosi su Gaia, mantiene una notte continua. La Terra dà libero sfogo alla sua collera. Non vuole più tenere in grembo i propri figli che, non potendo uscire, la gonfiano, la comprimono, la soffocano. Allora Gaia si rivolge a loro, in particolar modo ai Titani, dicendo: “Ascoltatemi, vostro padre ci oltraggia, ci sottopone a violenze inaudite, bisogna che tutto questo abbia fine. Dovete ribellarvi al Cielo, vostro padre”. Nel sentire queste parole i Titani, nel ventre della madre, tremano di terrore. Urano, sempre ben piantato sopra la loro madre, grande tanto quanto lei, non appare un avversario facile da vincere. Solo Crono, l’ultimogenito, accetta di aiutare la madre e misurarsi così con il padre.
La Terra concepisce un piano particolarmente astuto. Per portare a compimento il suo progetto fabbrica al proprio interno un piccolo falcetto, forgiato in acciaio. Quindi lo mette in mano al giovane Crono, che sta in agguato nel ventre della madre, proprio là dove Urano si unisce a lei. Crono tende un’imboscata al padre. Non appena Urano si sfoga in lei, Crono gli afferra i genitali con la sinistra, tenendoli ben stretti, e con la destra nella quale tiene il falcetto, li taglia in un solo colpo. Poi, senza voltarsi, per non incorrere nella sventura che il suo gesto potrebbe provocare, getta alle proprie spalle il membro virile di Urano. Alcune gocce di sangue cadono sulla terra zampillando dall’organo amputato e scagliato lontano, nel mare. Nell’istante in cui viene castrato, Urano lancia con forza un grido di dolore, e allontanandosi da Gaia, si ferma per non muoversi più, in alto, lassù sopra il mondo. Così, visto che Urano ha uguale estensione di Gaia, non esiste un solo pezzo di terra dal quale, alzando gli occhi, non si veda un angolo equivalente di cielo.
Con la castrazione di Urano, avvenuta su consiglio e grazie all’astuzia della madre, Crono segna una tappa fondamentale nella nascita del cosmo. Separa il cielo e la terra. Crea fra terra e cielo uno spazio libero: da allora in poi tutto ciò che la terra produrrà, tutto ciò che verrà generato dagli esseri viventi, avrà un luogo per respirare e per vivere. Da un lato, lo spazio si è aperto, ma anche il tempo si è trasformato. Finché Urano pesava su Gaia, non c’erano generazioni successive, restavano tutte nascoste all’interno di chi le aveva generate. Nel momento in cui Urano si ritrae, i Titani possono invece uscire fuori dal grembo materno e procreare a propria volta. Generazioni si susseguiranno a generazioni. Lo spazio è infine libero e il cielo stellato rappresenta ora un soffitto, una sorte di grande volta buia, che si eleva al di sopra della terra. Di tanto in tanto il cielo nero si illumina, poiché ormai giorno e notte si alternano. Ora appare un cielo nero rischiarato soltanto dalla luce delle stelle, ora, invece sorge un cielo luminoso, leggermente ombrato dalla sola presenza delle nuvole. Il mondo ha inizio.
Andreas Barella, una delle Muse, ha parlato di questo mito all’interno della trasmissione radiofonica APPESI ALLA LUNA della Radio svizzera di lingua italiana. Potete ascoltare la trasmissione a questo link.
Che cosa c’era, quando ancora non c’era qualcosa, quando non c’era proprio nulla? A questa domanda i greci hanno risposto con miti e racconti. In principio, per i greci, vi era Chaos, una Voragine senza né inizio né fondo, senza direzione nella quale precipitare, né possibilità di orientarsi, un luogo di vertigine e confusione. Il caos, appunto. In esso nulla vi era di ordinato né di comprensibile, né di creato. Esso esisteva, e in esso tutto era già contenuto, ma non aveva forma né nome né identità. Tutto era confuso in un’unica notte indistinta. In origine dunque, non esisteva che Caos, abisso cieco, notturno, sconfinato.
Poi apparve Gaia, la Terra. Essa sorse dal seno stesso di Caos, e questa creazione mutò l’ordine, o meglio il disordine, delle cose. Tutto quello che prima era senza orientamento, si ritrovò inserito in un ordine che, seppur primitivo, faceva la differenza con quanto esisteva prima. Vi fu un alto e un basso, un sopra e un sotto, un prima e un dopo. Le cose divennero visibili, solide, delineate. Gaia, in un certo modo, rappresenta il contrario di Caos.
Nato dalla vastità di Voragine, il mondo ha da allora in poi una superficie. Da un lato si spinge verso l’alto in forma di montagna, dall’altro sprofonda in basso come una galleria sotterranea. Sottosuolo che si prolunga tanto all’infinito e tanto indeterminato che, in un certo senso, ciò che si trova alla base di Gaia, sotto la superficie sicura e solida, è sempre l’abisso, il Caos. La terra, sorta dal seno di Voragine, vi si riunisce nelle sue profondità.
Un sopra e un sotto. Sopra le montagne si ergono alte e coronate di neve, si proiettano verso il cielo, le cime chiare e luminose le cui sommità più elevate raggiungono quella zona del cielo sempre inondata di luce. Gaia partorisce e nutre ogni cosa. Essa è la madre universale. Foreste, montagne, grotte sotterranee, i flutti del mare, i ruscelli di montagna, il vasto cielo traggono origine da Gaia, dalla Terra madre.
Subito dopo la Terra comparve Eros il vecchio, l’amore primordiale. In quei tempi lontani non esisteva ancora un maschile e un femminile, la distinzione tra i sessi era di là da venire. Questo vecchio con i capelli bianchi, Eros, non è lo stesso che comparirà più tardi, quando ci saranno gli uomini e le donne, i maschi e le femmine. Esso è una grandiosa forza dell’universo, un amore cosmico che, forse, suggerisce alla Terra di proseguire nella creazione. Esso permea l’universo e lo mette in movimento.
Così come la Terra è sorta da Voragine, dalla Terra scaturisce ciò che essa contiene nelle sue profondità. Quello che era in lei, mescolato a lei, si trova portato al di fuori: la Terra lo partorisce senza aver bisogno di unirsi a nessuno. Ciò che libera proviene dall’indistinto che dimora al suo interno.
La Terra genera da sola, senza bisogno di accoppiarsi, due personaggi molto importanti: Urano il cielo stellato e Ponto, l’acqua, tutte le acque, o meglio i flutti marini, poiché Ponto in greco è un nome maschile. La Terra li concepisce senza unirsi a nessuno, ed essi la vanno a completare sotto forma di forza contraria e doppia. Urano, il cielo stellato è simile alla terra, una solida replica, stabile e simmetrica. Appena creato, Urano si stende su Gaia e i due costituiscono i due piani sovrapposti dell’universo, un pavimento e una volta, un sotto e un sopra che si coprono a vicenda, completamente. Quando Terra partorisce Ponto, Flutto marino, questi la completa insinuandosi al suo interno e la delimita sotto forma di vaste distese liquide. Flutto, come Urano, rappresenta un opposto. Se la terra è solida e compatta, e gli elementi non possono mescolarsi in lei, Flutto è, invece, liquidità, fluidità informe e inafferrabile: le sue acque si mescolano, indistinte e confuse.
Caos, Gaia, Eros e poi i due partoriti Urano e Ponto. Si tratta di forze insieme naturali e divine. Gaia è la terra su cui camminiamo e allo stesso tempo è una dea. Ponto rappresenta sia i flutti del mare che una forza divina che può essere venerata. Urano è sopra di noi e come vedremo è nostro padre ma anche la vastità del cielo, una divinità universale.
La storia prosegue con la castrazione di Urano, che trovate qua.
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