La civiltà di Dune è una civiltà di sofferenza. La mancanza d’acqua spinge la popolazione autoctona, i Fremen, a una violenza e a una durezza che si giustifica con la difficoltà della sopravvivenza. Tutta la cultura e tutta la civiltà Fremen è contraddistinta da questa difficile condizione di vita: l’acqua è scarsa. Con questa premessa, la presenza degli esseri umani su Dune è discreta e quasi invisibile, l’ecosistema originario non è quasi toccato dal contatto con gli umani. E già questa è una bella differenza con i pianeti più consoni alla vita, dove invece la mano dell’uomo si vede e spesso manipola e distrugge il pianeta che lo ospita. In altre parole, se Dune fosse un pianeta vivente, i Fremen lo disturbano meno di quanto non facciano gli abitanti della Terra con il loro globo terracqueo. La difficoltà di sopravvivere fa sì che il legame essere umano-pianeta divenga molto forte. La terra è restia a dare i suoi frutti, e bisogna conoscerla intimamente per potere entrare in simbiosi tanto da strapparle (o, a volte, da ricevere spontaneamente) quello di cui si abbisogna per non morire. Ogni attività atta alla sopravvivenza va integrata completamente nell’ecosistema, altrimenti non avrà nessuna possibilità di riuscita. Per esempio, coltivare un campo non è possibile, si possono però seminare alcune piante che attirano animali che nessuno di noi si sognerebbe mai di mangiare e che sono fonti di ricche proteine. Un mondo ecologico, insomma, e avverso alla vita. Viene da chiedersi se la necessità, la durezza delle condizioni di vita, la povertà non siano, tutto sommato, un bene per l’ecologia e per la vita. Una catena ecologica integrata e interdipendente, semplice e senza sfruttamenti sembra garantire, in questo romanzo, una vita planetaria stabile e forgiatrice di persone dure e spartane (in effetti ricordano molto gli spartani, e come loro costruiranno una forza militare invincibile). Mi accorgo che volevo parlare di una cosa – la vita nel deserto di Dune – e mi sono perso per strada e ho parlato di ecologia e di crescita delle civiltà. È proprio questa una delle caratteristiche interessanti di questo romanzo: permette a chi lo legge di divagare con la mente e di perdersi in questo mondo sabbioso ricco di terribili insegnamenti sulla vita. Allo spazioporto del pianeta una scritta invita i viaggiatori in partenza a pregare per chi resta, ora che conoscono il pianeta e la sua aridità.
Ott21