Il grande pregio dell’opera di Graves è quello di presentare i miti in modo asciutto e stringato, senza interpretazioni o divagazioni. Questo concentrarsi sull’”inchiostro nero”, vale a dire sui fatti nudi e crudi e non su interpretazioni dei medesimi, permette al lettore di aggiungere facilmente l’”inchiostro bianco”, vale a dire il proprio vissuto personale e le proprie interpretazioni che si vanno a sommare alle immagini descritte dal mito.
I Miti Greci pur senza dover invidiar nulla ad altre raccolte analoghe condotte sulla scorta della filologia e dell’erudizione, ha un pregio fondamentale: i 171 capitoli che lo compongono si snodano con la sveltezza e il brio di “un racconto” ben scritto, di una rievocazione partecipe e disincantata al tempo stesso, di un mondo incantato e incantevole. E tutto senza “smitizzare” i miti, ma – al contrario – con la preoccupazione di salvaguardarne, assieme alla sostanza, anche il sapore, con uno stile e un piglio che debbono più alla grande lezione del “Ramo d’oro” di Frazer che forse al necessario ma anche triste lavoro di scavo di un Freud, di uno Jung, di un Kerényi…
Le note ai miti meritano un discorso a parte. Nelle note Graves tesse le sue teorie, interessanti e affascinanti, che cercano di collegare i miti a momenti storici e culturali del passato. Come poi farà nella Dea Bianca, Graves collega molti aspetti presentati nei miti al passaggio della società arcaica dal matriarcato al patriarcato e ai festival misterici legati alla celebrazione di riti propri di società stazionarie e dedite all’agricoltura, riti soppressi dagli invasori guerrieri venuti da nord. Miti in sé e note sono quasi due libri separati e vanno letti come tali.
Graves, Robert (1955). I Miti Greci. Longanesi, 1983. 22 Euro
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Poetica di Robert Graves