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Agnodice, la prima donna medico per le donne e altri eroi-inventori delle origini

Agnodice, la prima donna medico per le donne e altri eroi-inventori delle origini

Igino nei Miti (274) fa un’elenco di alcune invenzioni mitiche dei Greci. Eccovene un assaggio: la più particolare, per noi, è la storia di Agnodice, la donna che curò per prima le altre donne, che si vergognavano di andare da medici maschi.

L’uso di bere il vino miscelato con acqua fu istituito da un uomo di nome Ceraso in Etolia che miscelò il vino con il fiume Acheloo, per cui mescolare fu chiamato in greco xepdout. I nostri antenati tenevano sui montanti dei loro letti tricliniari teste d’asino avvolte in foglie di vite, per significare che era stato lui a scoprire la dolcezza del vino. D’altra parte il capro che aveva roso la vite fece sì che essa producesse un frutto più abbondante, e da questo fatto fu scoperta la potatura. Peletronio inventò i morsi e le selle per i cavalli. Belone fu la prima a scoprire l’ago, che in greco porta il suo nome. Cadmo, figlio di Agenore, fu il primo a produrre bronzo, a Tebe; Eaco, figlio di Giove, fu il primo a scoprire l’oro in Panchea, sul monte Taso. Il re Indo in Scizia scoprì l’argento, che Erittonio introdusse ad Atene. Le gare con le quadrighe furono istituite per la prima volta in Elide, città del PeIoponneso. Il re Mida, figlio di Cibele, frigio, scoprì il piombo bianco e quello nero. Gli Arcadi furono i primi a sacrificare agli dèi. Foroneo, figlio di Inaco, fu il primo a fabbricare armi per Giunone e per questo motivo fu il primo ad avere un regno. Il centauro Chirone, figlio di Saturno, fu l’inventore della medicina chirurgica, che praticava con l’uso delle erbe; Apollo fu il primo a praticare l’oculistica; per terzo Asclepio, figlio di Apollo, inventò la clinica. Gli antichi non avevano ostetriche, per cui le donne, per vergogna, morivano: infatti gli Ateniesi avevano vietato che schiavi e donne praticassero la medicina. Una ragazza di nome Agnodice volle apprendere la medicina; presa da questo desiderio, si tagliò i capelli e in abito maschile divenne allieva di un certo Erofilo. Dopo avere appreso la medicina, quando sentiva che una donna era malata nelle regioni inferiori, si recava da lei; e quella, credendola un uomo, non voleva affidarsi a lei, così Agnodice si toglieva la veste e mostrava di essere una donna, e in questo modo le curava. Quando i medici scoprirono che loro non erano ammessi vicino alle donne, iniziarono ad accusare Agnodice dicendo che non aveva barba ed era un corruttore di donne, e che esse simulavano malattie. Quando i giudici dell’Areopago si riunirono, il loro verdetto iniziale fu di colpevolezza; allora Agnodice si sfilò la veste e mostrò di essere una donna. I medici tanto più insistettero con l’accusa; perciò una delegazione di donne autorevoli si presentò ai giudici e disse: «Voi non siete mariti, ma nemici, perché condannate chi ci ha guarito». Allora gli Ateniesi cambiarono la legge e permisero che le donne libere imparassero la medicina.

Perdice, figlio della sorella di Dedalo, inventò il compasso e la sega, traendoli da una lisca di pesce. Dedalo, figlio di Eupalamo, fu il primo a fare simulacri degli dèi. Oanne, che si dice sia sorto dal mare in Caldea, fondò l’interpretazione astrologica. I Lidi di Sardi usarono Per primi la lana e successivamente l’ordito. Pan inventò il suono del flauto. Cerere scoprì per prima il frumento in Sicilia. Tirreno, figlio di Ercole, scoprì la tromba in questo modo: poiché i suoi compagni si cibavano di carne umana, gli abitanti di quella regione si erano allontanati per evitare questa crudeltà. Allora, quando uno di loro mori, forò una conchiglia e vi soffiò dentro a mo’ di tromba per convocare i contadini. Egli e i suoi compagni giurarono che avrebbero sepolto il morto e non lo avrebbero mangiato. Per questo il suono della tromba viene detto melodia tirrenia. Ancora oggi i Romani seguono il suo esempio, e quando qualcuno muore i flautisti suonano e gli amici vengono convocati per constatare che quello non è morto né di veleno né di spada. I primi suonatori di corno erano marinai. Gli Africani e gli Egizi furono i primi a guerreggiare, armati di bastoni; successivamente Belo, figlio di Nettuno, combatté con la spada, motivo per cui la guerra fu detta bellum.

Igino, Miti, Adelphi

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Dedalo e Icaro, ovvero storia di un padre ingombrante

Dedalo e Icaro, ovvero storia di un padre ingombrante

La Voce delle Muse è spesso attiva nelle scuole con insegnanti e ragazzi (qui tutti i dettagli del nostro lavoro nelle scuole). Andreas Barella, una delle Muse, ha pubblicato qualche anno fa un volume sul lavoro scolastico con la mitologia. Il libro si intitola “Adolescenza, il Giardino Nascosto”. Eccone un estratto dedicato al rapporto padre-figlio. Maggiori dettagli sul libro li trovate sul sito della Casa Editrice Ericlea, dove potete anche ordinare il volume.

Icaro e le ali di cera ovvero dei limiti e del loro superamento – Consideriamo per iniziare un mito che parla di limiti, di ordini ricevuti dall’alto e che vengono messi in discussione. Per farlo narreremo la storia di Icaro, figlio di Dedalo. Cosa vogliono i ragazzi, quando sono alla ricerca di significato? Vediamo come la mitologia ha dato risposta a questa domanda, che poi in realtà vale per tutti gli esseri umani: che cosa inseguiamo quando rincorriamo la sfida e la ricerca dei nostri limiti?

Il mito – Il padre di Icaro, Dedalo, ha costruito il labirinto per il re di Creta, Minosse. Si tratta di una costruzione straordinaria, concepita dalla geniale mente di Dedalo. Forse per non permettere al suo inventore di svelarne i misteri, o forse per l’aiuto che lo stesso Dedalo ha dato ad Arianna, la figlia di Minosse, svelandole un sistema per uscire dalla costruzione in cui è rinchiuso il Minotauro (mezzo uomo e mezzo toro), o forse ancora perché Dedalo ha aiutato Pasifae, la moglie del re, ad accoppiarsi con il toro bianco che aveva generato in lei il Minotoauro, Dedalo viene imprigionato nel palazzo e non può più allontanarsi. Pasifae aiuta l’inventore a fuggire dal palazzo. Ma non è facile fuggire da Creta, poiché Minosse fa sorvegliare tutte le navi e offre una ricca ricompensa a chi gli riporta Dedalo. Esso costruisce allora un paio di ali per se stesso e un altro paio per il figlio Icaro; le penne più grandi sono intrecciate le une alle altre, e le più piccole sono saldate con della cera. Dopo aver legato le ali alle spalle di Icaro, Dedalo gli dice con le lacrime agli occhi: “Figlio mio, stai attento! Non volare mai troppo in alto, perché il sole farebbe sciogliere la cera; né troppo in basso, poiché le piume potrebbero essere inumidite dal mare”. Infila poi le braccia nelle proprie ali e si alza in volo. “Seguimi da vicino,” ordina al figlio, “e non cambiare direzione!” Mentre si allontanano dall’isola verso nordest, battendo ritmicamente le ali, i contadini, i pescatori e i pastori che alzano lo sguardo verso di loro li scambiano per dèi.

Quando si sono lasciati Nasso, Delo e Paro alla sinistra e Lebinto e Calimne alla destra, Icaro disobbedisce agli ordini del padre e comincia a volare verso il sole, inebriato dalla velocità che le grandi ali imprimono al suo corpo. A un tratto Dedalo, guardandosi alle spalle, non vede più suo figlio, ma soltanto delle piume sparse che galleggiano sulle onde sotto di lui. Il calore del sole ha disciolto la cera e Icaro è precipitato in mare, annegandovi. Dedalo vola a lungo in quel luogo, girando in tondo, finché il cadavere emerge; lo porta allora in un’isola vicina, chiamata in seguito Icaria, dove lo seppellisce. L’isola dà poi il nome anche al mare circostante.

Altri non credono a questa storia e dicono che Dedalo fugge da Creta su una barca fornitagli da Pasifae e si dirige verso la Sicilia; mentre si accinge a sbarcare su un’isoletta in compagnia del figlio, costui cade in mare e annega. Aggiungono che è Eracle a seppellire Icaro; Dedalo in segno di gratitudine, scolpisce in suo onore una statua così somigliante che quando la vede, a Pisa, Eracle la scambia per un rivale e la abbatte con una pietra.

Altri ancora narrano che Dedalo inventa le vele e non le ali, per poter battere in velocità le navi di Minosse; e che Icaro, manovrando il timone con poca perizia, annega quando la barca si capovolge. Dedalo continua a navigare verso occidente finché, sbarcato a Cuma nei pressi di Napoli, dedica colà le sue ali ad Apollo e gli erige un tempio dal tetto d’oro.

Che Icaro muoia perché precipitato con le ali, oppure affogato cadendo da una barca, poco cambia. Quello che conta è che muore confrontato con aggeggi e mezzi che ancora non padroneggia, e mentre sta imparando, qualcosa va storto e lui ne paga le conseguenze. Quanto di quello che succede è responsabilità del giovane? Quanto lo possiamo considerare irresponsabile, incosciente di quello a cui sta andando incontro, e quanto soltanto sfortunato o vittima degli eventi?

L’analisi del mito continua con il resoconto di come i ragazzi vivono il rapporto con un padre ingombrante e considera le emozioni date dal senso di libertà del volo, paragonabili ai moderni mezzi di locomozione (scooter, moto). Proseguite la lettura nel volume: Andreas Barella, “Adolescenza, il Giardino Nascosto”, Ericlea, 2010. Maggiori dettagli sul libro e possibilità di ordinarlo in formato cartaceo o e-book.

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Dedalo e Icaro

Dedalo e Icaro

Preparativi per il volo

Eccoci qua! Dopo la narrazione di sabato alla Libreria il Voltapagina di Lugano, le Muse son tornate alle loro Grotte Magiche per ascoltare i suoni del mondo e raccogliere nuovo materiale per le loro narrazioni! 😉 .

Sabato è stata una bella mattinata: due gruppi di bambini sono venuti a sentire il mito di Dedalo e Icaro. Con i bimbi abbiamo scoperto alcune invenzioni che Dedalo avrebbe pensato se fosse vissuto ai giorni nostri: un paio di occhiali che quando li metti la mamma si trasforma in un dinosauro (uhm… saranno contente le mamme?!?), una macchina per vivere nel futuro e nel presente (troviamo bellissima questa invenzione: vivere nel presente non è facile… 🙂 ), un cavallo di legno che quando ci sali diventa vivo e puoi andare in giro e quando scendi ridiventa di legno, e molte altre straordinarie invenzioni. Abbiamo poi scoperto come mai Dedalo è fuggito da Atene e si è rifugiato a Creta, abbiamo conosciuto suo nipote Talo, geniale mente creatrice come lo zio, abbiamo ammirato i giocattoli magici che Dedalo dona alla figlia del re di Creta per divertirla e per ingraziarsela .

Di soppiatto ha fatto poi la sua comparsa anche il Minotauro (che sarà il protagonista indiscusso della narrazione di sabato prossimo 12 ottobre), ma giusto per essere rinchiuso nella più grande opera di Dedalo: il complicatissimo e inespugnabile labirinto di Cnosso. Proprio lì il geniale inventore viene rinchiuso con il figlio Icaro e proprio da lì i due fuggono con le ali costruite con cera d’api e piume di uccelli. L’incontro con il dio del sole che transita in cielo con il suo carro e la caduta in mare di Icaro (quali le conseguenze della caduta: ieri abbiamo narrato alcune versioni, da quelle tragiche a quelle più positive…) hanno concluso la narrazione.

Ecco il contenuto della narrazione di settimana prossima. VI ASPETTIAMO NUMEROSI!

Libreria il Voltapagina, Sabato 12 ottobre, 9:30 e 11:30. Teseo il giovane eroe di Atene.

  • Dove si narra della nascita del mostruoso Minotauro, mezzo uomo e mezzo toro e di come questo venga rinchiuso nel labirinto di Dedalo.
  • Dove si narra di come la città di Atene sia obbligata a mandare 14 giovani ogni anno a Creta per essere mangiati dal Minotauro.
  • Dove si narra di come Teseo si offra volontario per andare a sconfiggere il mostro.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA allo 091 924 06 60. Qui potete scaricare la locandina.

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