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Il mito di Orione

Il mito di Orione

Orione, cacciatore di Irla in Beozia e il più bello dei mortali, era figlio di Poseidone e di Euriale. Giunto un giorno a Chio si innamorò di Merope, figlia di Enopione che era figlio di Dioniso. Enopione promise in sposa Merope a Orione, se egli avesse liberato l’isola dalle belve che l’infestavano, e Orione si accinse a eseguire questo compito, donando ogni sera a Merope le pelli degli animali uccisi. Ma quando ebbe terminato la sua fatica, e reclamò Merope in moglie, Enopione disse che leoni, orsi e lupi erano stati visti vagare ancora sulle colline e rifiutò di concedergli Merope, perché in verità egli stesso ne era innamorato. Una sera Orione, amareggiato, bevve un otre del vino di Enopione e tanto si riscaldò che irruppe nella stanza di Merope e la costrinse a giacersi con lui. Quando spuntò l’alba, Enopione invocò il padre suo Dioniso che incaricò i Satiri di offrire altro vino a Orione, finché il giovane cadde addormentato. Allora Enopione gli strappò gli occhi e lo gettò sulla riva del mare. Un oracolo annunciò che Orione avrebbe ricuperato la vista se avesse camminato verso oriente e rivolte le vuote orbite a Elio nel punto dove egli sorge dall’oceano. Orione subito prese a vogare in una piccola barca e, seguendo il fragore dei martelli dei Ciclopi, raggiunse l’isola di Lemno. Là egli entrò nella fucina di Efesto, rapì un apprendista chiamato Cedalione e se lo caricò sulle spalle perché gli servisse da guida. Cedalione guidò Orione per mare e per terra finché giunse alla spiaggia più remota dell’oceano, dove Eos (l’Aurora) si innamorò di lui e il fratello di Eos, Elio, gli restituì la vista.

Dopo aver visitato Delo in compagnia di Eos, Orione ritornò a Chio per vendicarsi di Enopione, ma non riuscì a trovarlo nell’isola, poiché egli si era nascosto in una camera sotterranea preparata per lui da Efesto. Salpato per Creta, dove pensava che Enopione si fosse rifugiato per invocare l’aiuto del nonno Minosse, Orione si imbatté in Artemide, che nutriva come lui una grande passione per la caccia. La dea lo indusse a rinunciare ai suoi propositi di vendetta e a recarsi a cacciare in sua compagnia. Ora, Apollo sapeva che Orione non aveva rifiutato di giacersi con Eos nell’isola sacra di Delo (l’aurora arrossisce ogni giorno al ricordo di quella profanazione) e che inoltre si vantava di voler liberare tutta la terra dalle belve e dai mostri. Poiché temeva che sua sorella Artemide cedesse come Eos al fascino del bel cacciatore. Apollo si recò dalla Madre Terra e, riferendole in modo equivoco le vanterie di Orione, la indusse a scatenare contro costui la furia di un velenosissimo scorpione. Orione si difese dapprima con le frecce, poi con la spada, ma, resosi conto che lo scorpione era invulnerabile, si tuffò nel mare e nuotò verso Delo, dove sperava che Eos lo avrebbe protetto. Apollo allora disse ad Artemide: «Vedi quell’oggetto nero che galleggia sul mare nei pressi di Ortigia? È la testa di un malvagio chiamato Candaone, che ha poc’anzi sedotto Opide, una delle tue sacerdotesse iperboree. Ti sfido a trafiggerlo con una freccia!» Ora, Candaone era il soprannome beota di Orione, ma Artemide non lo sapeva. Prese accuratamente la mira, scoccò la freccia e, quando raggiunse a nuoto la sua vittima, si accorse di aver trafitto il capo di Orione. Pianse allora e invocò Asclepio, figlio di Apollo, perché ridonasse la vita al giovane. Asclepio acconsentì, ma fu colpito dalla folgore di Zeus prima che si potesse mettere all’opera. Artemide pose tra le stelle l’immagine di Orione, eternamente inseguito dallo scorpione; la sua ombra è già discesa nei Campi di Asfodeli.

Altri, tuttavia, dicono che Orione morì per il morso dello scorpione e che Artemide era irritata con lui perché egli aveva inseguito le sue vergini compagne, le Pleiadi, figlie di Atlante e di Pleiona. Esse fuggirono attraverso i campi della Beozia finché gli dèi, mutatele in colombe, ne immortalarono le immagini tra le stelle. Ma questa versione è errata, poiché le Pleiadi non erano vergini: tre di loro si giacquero con Zeus, due con Poseidone, una con Ares, e la settima sposò Sisifo di Corinto e non fu inclusa nella costellazione delle sue sorelle perché Sisifo era un mortale.

Altri ancora narrano una strana storia sulla nascita di Orione, per spiegare sia il suo nome (che taluni scrivono Urione), sia la tradizione che lo vuole figlio della Madre Terra. Irieo, un povero apicoltore, aveva fatto voto di non avere figli e diventò vecchio e impotente. Un giorno Zeus ed Ermes, che si erano recati da lui sotto false spoglie ed erano stati accolti ospitalmente, gli chiesero quale dono desiderasse ricevere. Sospirando, Ireo replicò che il suo più grande desiderio, cioè quello di avere un figlio, era irrealizzabile. Gli dèi tuttavia gli dissero di sacrificare un toro, di urinare nella sua pelle e poi di seppellirla nella tomba di sua moglie. Irieo obbedì e nove mesi dopo gli nacque un figlio che egli chiamò Urione “colui che produce l’acqua” e infatti la costellazione di Orione porta le piogge sia quando si leva in ciclo sia quando tramonta.

Il mito di Orione, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

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I miti greci grazie alle nostre recensioni e approfondimenti

I miti greci grazie alle nostre recensioni e approfondimenti

Care amiche e cari amici,

ci sono voluti diversi anni, ma alla fine ce l’abbiamo fatta: abbiamo recensito e raccontato i miti contenuti nella bella collana I Grandi Miti Greci, composta da trenta agili volumetti che introducono nuovi lettori, ma che sono allettanti anche per gli esperti, ai grandi protagonisti del mito greco (un po’ sottorappresentate le protagoniste femminili a dir la verità. Dieci titoli su trenta: si può fare meglio), e di recensirla fornendo in altri post un ricco apparato delle storie mitologiche trattate nei volumi. Nel frattempo, ahimé, la collana è fuori catalogo e bisognerà attendere una nuova ristampa. I volumi sono apparsi a più riprese nelle edicole, in abbinamento al Corriere della Sera e ad altri periodici.

NOVITÀ NOVEMBRE 2021: ATTUALMENTE LA COLLANA È DISPONIBILE SUL SITO DEL CORRIERE, NON SAPPIAMO FINO A QUANDO.

Visto che abbiamo concluso il lavoro, qua sotto trovate per vostra comodità l’elenco dei post pubblicati, con tutti gli approfondimenti: sono circa 115 contributi. Siamo fieri di noi! BUONA LETTURA, AMICHE E AMICI!

La presentazione ufficiale della collana: “Dalle avventure di Eracle alla tragedia di Antigone, dagli enigmi della Sfinge al giudizio di Paride: vi presentiamo I Grandi Miti Greci, una collana di monografie dedicate agli eroi e agli dèi della mitologia ellenica, appositamente scritte da autorevoli docenti universitari con la curatela di Giulio Guidorizzi. In ogni libro, la ricostruzione del mito, gli autori e le opere che nei secoli se ne sono occupati, una sezione antologica con i testi più rappresentativi e utili apparati critici. Immergiti in un mondo di storie antiche quanto la cultura occidentale, imprese intramontabili e personaggi mitici che da più di due millenni nutrono il nostro immaginario. Le grandi storie sono eterne.”

Una lettura che vale proprio la pena. In una prima sezione vi è il racconto sintetico e l’analisi del mito; in una seconda sezione vi sono gli sviluppi nell’arte del mito trattato: musica, quadri, libri, piéce teatrali ispirate dal mito vengono raccontate e commentate. In una terza sezione vi sono poi degli estratti della storia dalle opere più famose che ne hanno parlato. Una ricca bibliografia e sitografia completa ogni volumetto, che si legge in un paio di ore e lascia l’anima leggera e soddisfatta. Una lettura consigliata. L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012).

  1. Edipo – Il gioco del destino
  2. Dioniso – L’esaltazione dello spirito
  3. Apollo – La divina bellezza
  4. Zeus – Le origini del mondo
  5. Arianna – Le insidie dell’amore
  6. Orfeo – La nascita della poesia
  7. Ulisse – Il viaggio della ragione
  8. Medea – La condizione femminile
  9. Prometeo – Il dono del fuoco
  10. Antigone – La ragione di stato
  11. Fedra – L’insana passione
  12. Ade e Persefone – Gli dèi degli inferi
  13. Enea – L’eroe di una nuova dinastia
  14. Circe – La seduzione e la magia
  15. Eracle – L’eroe più popolare
  16. Teseo – Lo stato e le donne
  17. Elena – La bellezza che genera la guerra
  18. Afrodite – La primavera dell’amore
  19. Achille – Il guerriero vulnerabile
  20. Narciso – La morte, lo specchio e l’amore
  21. Atena – La dea invincibile
  22. Poseidone – La forza del profondo
  23. Le Sirene – Incanto e seduzione
  24. Ettore – L’eroe e la sua sposa
  25. Artemide – La natura selvaggia
  26. Giasone – La verità su un eroe
  27. Agamennone – Il re dei re
  28. Perseo – L’audacia dell’avventura
  29. Hermes – Il dio dell’astuzia
  30. Sisifo – I grandi peccatori

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Il mito di Artemide

Il mito di Artemide

Il racconto del mito di Artemide è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 25: Artemide – La natura selvaggia

Artemide, sorella di Apollo, se ne va armata d’arco e di frecce e, come Apollo, ha il potere sia di provocare pestilenze o morti improvvise, sia di porvi rimedio. Essa è la protettrice dei bambini e di tutti gli animali da latte, ma ama anche la caccia, specialmente la caccia al cervo.

Un giorno, mentre era ancora una bimba di tre anni, suo padre Zeus la prese sulle ginocchia e le chiese quali doni avrebbe gradito. E subito Artemide rispose: «Concedimi, ti prego, l’eterna verginità; tanti nomi quanti ne ha mio fratello Apollo; un arco e delle frecce come i suoi; il compito di portare la luce; una tunica da caccia color zafferano con un bordo rosso, che mi giunga sino alle ginocchia; sessanta giovani Ninfe oceanine, tutte della stessa età, come mie damigelle di onore; venti Ninfe dei fiumi, che farai giungere da Amniso in Creta, perché si curino dei miei calzari e nutrano i miei cani quando io non sono impegnata nella caccia; tutte le montagne del mondo; e infine tutte le città che vorrai scegliere per me, ma una sola mi basta, perché intendo vivere quasi sempre sulle montagne. Purtroppo, le donne in travaglio mi invocheranno spesso, poiché mia madre Latona mi ha partorita senza dolore, e le Moire dunque hanno già fatto di me la patrona delle nascite». Artemide allungò la mano per accarezzare la barba di Zeus che sorrise con orgoglio e disse: «Con una figliola come te non avrò mai da temere della gelosia di Era! Tu avrai tutto questo e altro ancora: non una, ma trenta città e una parte di molte altre, sia sul continente sia nell’arcipelago; e io ti nomino custode delle strade e dei porti». Artemide lo ringraziò, saltò giù dalle sue ginocchia e si recò subito sul Monte Leuco in Creta, e poi nel fiume Oceano, dove scelse molte Ninfe di nove anni come sue ancelle; le loro madri furono felici di affidargliele.

Dietro invito di Efesto, la dea si recò in seguito a visitare i Ciclopi nell’isola di Lipari e li trovò intenti a martellare un truogolo per i cavalli di Poseidone. Bronte, cui era stato detto di fare tutto ciò che Artemide volesse, la prese sulle sue ginocchia; ma non apprezzando le sue carezze, la giovane dea gli strappò una manciata di peli dal petto; quei peli non ricrebbero più e Bronte ebbe sempre una macchia bianca sul petto, sì che chiunque avrebbe potuto crederlo malato di rogna. Le Ninfe erano atterrite dall’orrendo aspetto dei Ciclopi e dal fragore della fucina; la cosa è comprensibile, poiché quando una bimba è disobbediente subito la mamma minaccia di chiamare Brente, Arge o Sterope. Ma Artemide sfacciatamente disse ai Ciclopi di trascurare per qualche tempo il truogolo di Poseidone e di farle invece un arco d’argento e un bei fascio di frecce; in cambio essa avrebbe loro offerto in pasto la prima preda abbattuta. Con queste armi Artemide si recò in Arcadia, dove Pan era intento a smembrare una lince per darla in pasto alle sue cagne e ai loro cuccioli. Pan diede ad Artemide tre cani segugi dalle orecchie mozze, due bicolori ed uno macchiettato, tutti assieme capaci di trascinare un leone vivo nel canile: e sette agili segugi spartani. Avendo catturato vive due coppie di cerve cornute, Artemide le aggiogò a un cocchio d’oro con redini d’oro e le guidò a settentrione verso l’Emo, monte della Tracia. Giunta sull’Olimpo Misio la dea tagliò una torcia da un pino e l’accese nelle braci di un albero colpito dal fulmine. Per quattro volte provò il suo arco d’argento, le prime due mirando agli alberi, la terza a una bestia selvatica, la quarta a una città abitata da uomini ingiusti. Poi ritornò in Grecia dove le Ninfe Amnisie staccarono le cerve dal cocchio, le strigliarono, le nutrirono con quello stesso trifoglio, rapido a crescere, che è il cibo favorito dei destrieri di Zeus, e le abbeverarono in truogoli d’oro.

Un giorno il dio-fiume Alfeo, figlio di Teti, osò innamorarsi di Artemide e inseguirla attraverso la Grecia; ma essa giunse a Letrini in Elide (o, secondo altri, all’isola di Ortigia presso Siracusa), dove impiastricciò di bianco fango il proprio volto e quello delle Ninfe, tanto che non fosse più possibile distinguere l’una dalle altre. Alfeo fu costretto a ritirarsi, inseguito dall’eco di risate di scherno. Artemide vuole che le sue compagne rispettino la castità come essa stessa la rispetta. Quando Zeus sedusse una di loro, Callisto, figlia di Licaone, Artemide notò che era incinta. Trasformatala in orsa, le scatenò contro i cani e l’infelice sarebbe senz’altro perita se Zeus non l’avesse trasportata in cielo, ponendone l’immagine tra le stelle. Ma altri dicono che Zeus stesso trasformò Callisto in orsa e che Era, ingelosita, indusse Artemide a darle la caccia senza saperlo. Il figlio di Callisto, Arcade, fu salvato e divenne l’antenato degli Arcadi. In un’altra occasione, Atteone, figlio di Aristeo, stava appoggiato a una roccia nei pressi di Orcomeno, quando vide per caso Artemide che si bagnava in un fiume poco lontano e rimase a guardare. Poiché in seguito si vantò con gli amici che la dea gli si era mostrata nuda senza alcun pudore, Artemide lo tramutò in cervo e lo fece divorare dalla sua muta di cinquanta cani.

Il mito di Artemide, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves

Qui trovata un approfondimento sulla dea e sulle sue similitudini con Atalanta la cacciatrice, tratto dal volume Adolescenza, il giardino nascosto scritto da Andreas Barella.

Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.

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Recensione: Artemide – La natura selvaggia

Recensione: Artemide – La natura selvaggia

“Canto Artemide dalle frecce d’oro, risonante, vergnine veberanda, cacciatrice di cervi, saettatrice, sorella di Apollo dalla spada d’oro, che sui monti ombrosi e le cime ventose, dilettandosi della caccia, tende l’arco tutto d’oro scagliando dardi che fanno gemere.” (Inno omerico ad Artemide)

Dal risvolto di copertina: “Figlia di Zeus e di Letò, sorella gemella di Apollo, Artemide nasce sulla piccola isola di Delo, nel cuore delle Cicladi. Un luogo che si sarebbe per sempre legato alla nascita delle due grandi divinità. È la dea vergine della caccia e del tiro con l’arco, della natura, della fecondità, protettrice degli animali. Platone faceva derivare il suo nome da artemés, “integro”, mentre i moderni lo hanno accostato anche ad àrtamos (“uccisore”) o ad àrktos (“orso”): Artemide infatti era detta “signora degli animali” (pôtnia theròn), di quelli selvaggi in particolare. La dea, potremmo dire, simboleggia l’irriducibilità dell'”esterno” nella condizione umana. L’essere umano non può né fare a meno né essere completamente padrone delle forze che sono al di fuori della civiltà. Nell’immaginario dei Greci Artemide è di casa negli spazi selvaggi perché, in altri termini, l’elemento selvaggio è un “dio” e come tale possiede un potere e delle prerogative con cui i mortli devono necessariamente fare i conti.”

Dall’introduzione di Giulio Guidorizzi: “A differenza del fratello Apollo, che è un dio cittadino, Artemide ha come ambito d’azione ciò che è marginale e selvaggio: in particolare la natura incolta nella quale vivono gli animali. Una duplice natura è connaturata alla dea: pur essendo vergine, è una nutrice e, se da un lato protegge i cuccioli degli animali e li fa crescere, dall’altro li abbatte, cacciandoli insieme al suo corteo di ninfe, vergini come lei. Questa dea ha peraltro anche un lato terribile: è la cacciatrice che rappresenta una fase antica di civiltà, precedente l’agricoltura, colei che esige sacrifici umani e porta Ifigenia sull’altare per essere sgozzata, anche se poi la salverà.”

Oltre alla narrazione del mito, il volume contiene anche approfondimenti sulla sua fortuna nel corso dei secoli, in tutte le forme artistiche: letteratura (con una ricca antologia di testi classici sul mito), pittura, teatro, cinema. Inoltre vi è una tavola genealogica, e un ricco apparato bibliografico e sitografico. Il volume su Artemide è curato da Massimo Giuseppetti, ricercatore di Lingua e letteratura greca. Qui una lista dei volumi da lui pubblicati.

L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012). Qui una lista di suoi volumi sul mito greco.

Il racconto del mito di Artemide
Qui trovata un approfondimento sulla dea e sulle sue similitudini con Atalanta la cacciatrice, tratto dal volume Adolescenza, il giardino nascosto scritto da Andreas Barella.
Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.

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Recensione a “I Grandi Miti Greci”: siamo oltre la metà!

Recensione a “I Grandi Miti Greci”: siamo oltre la metà!

Care amiche e cari amici,

già da diverso tempo ci siamo prefissati di recensire la bella collana I Grandi Miti Greci, composta da trenta agili volumetti che introducono nuovi lettori, ma che sono allettanti anche per gli esperti, ai grandi protagonisti del mito greco (un po’ sottorappresentate le protagoniste femminili a dir la verità. Dieci titoli su trenta: si può fare meglio), e di recensirla fornendo in altri post un ricco apparato delle storie mitologiche trattate nei volumi. Settimana scorsa abbiamo concluso il sedicesimo volume: siamo oltre la metà. PER VOSTRA COMODITÀ TROVATE QUA SOTTO L’ELENCO DEI POST PUBBLICATI AD OGGI, CON TUTTI GLI APPROFONDIMENTI (circa una sessantina). BUONA LETTURA, AMICHE E AMICI! Noi intanto proseguiamo imperterriti nelle recensioni e negli approfondimenti!

La presentazione ufficiale della collana: “Dalle avventure di Eracle alla tragedia di Antigone, dagli enigmi della Sfinge al giudizio di Paride: vi presentiamo I Grandi Miti Greci, una collana di monografie dedicate agli eroi e agli dèi della mitologia ellenica, appositamente scritte da autorevoli docenti universitari con la curatela di Giulio Guidorizzi. In ogni libro, la ricostruzione del mito, gli autori e le opere che nei secoli se ne sono occupati, una sezione antologica con i testi più rappresentativi e utili apparati critici. Immergiti in un mondo di storie antiche quanto la cultura occidentale, imprese intramontabili e personaggi mitici che da più di due millenni nutrono il nostro immaginario. Le grandi storie sono eterne.”

Una lettura che vale proprio la pena. In una prima sezione vi è il racconto sintetico e l’analisi del mito; in una seconda sezione vi sono gli sviluppi nell’arte del mito trattato: musica, quadri, libri, piéce teatrali ispirate dal mito vengono raccontate e commentate. In una terza sezione vi sono poi degli estratti della storia dalle opere più famose che ne hanno parlato. Una ricca bibliografia e sitografia completa ogni volumetto, che si legge in un paio di ore e lascia l’anima leggera e soddisfatta. Una lettura consigliata. L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012).

La collana è stata ripubblicata recentemente da Mondadori con una numerazione diversa, ma i volumi sono gli stessi. La trovate a questo indirizzo. Ecco la lista dei volumi recensiti (numerati) e gli approfondimenti stilati dalle vostre Muse (con il pallino).

  1. Edipo – Il gioco del destino
  2. Dioniso – L’esaltazione dello spirito
  3. Apollo – La divina bellezza
  4. Zeus – Le origini del mondo
  5. Arianna – Le insidie dell’amore
  6. Orfeo – La nascita della poesia
  7. Ulisse – Il viaggio della ragione
  8. Medea – La condizione femminile
  9. Prometeo – Il dono del fuoco
  10. Antigone – La ragione di stato
  11. Fedra – L’insana passione
  12. Ade e Persefone – Gli dèi degli inferi
  13. Enea – L’eroe di una nuova dinastia
  14. Circe – La seduzione e la magia
  15. Eracle – L’eroe più popolare
  16. Teseo – Lo stato e le donne

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