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L’Odissea raccontata alla Libreria Voltapagina a Lugano

L’Odissea raccontata alla Libreria Voltapagina a Lugano

L’arco di Ulisse e la cetra del Cantore vi aspettano a Lugano

“Questa storia ci giunge dai tempi dell’ antica Grecia, dal grande poeta Omero. Gli antichi aedi per secoli l’hanno cantata prima che venisse scritta e giungesse fino a noi, con il nome di Odissea” Bimba Landmann da “L’incredibile viaggio di Ulisse

 La Libreria Voltapagina propone LO STRAORDINARIO VIAGGIO DI ULISSE

ciclo di tre incontri di narrazione con La Voce delle Muse (Andreas Barella, Elena Casabianca e Andrea Della Neve) che raccontano ai bambini tre episodi tratti dall’Odissea.

Sabato, 30 settembre 2017 alle ore 9.30 “Il cavallo di Troia e il viaggio di Ulisse”
….dove si narra di come dopo dieci anni di guerra, Ulisse costruisce un gigantesco cavallo di legno e con quello sconfigge i Troiani.
….di come, vinta la guerra, Ulisse e i suoi uomini cercano di tornare a casa ma gli dèi spingono le navi di qua e di là per il Mediterraneo per altri dieci anni.
….di come infine Ulisse, dopo aver incontrato i Ciconi, essere fuggito da Polifemo, essersi salvato dalla maga Circe, essersi sottratto al dolce canto delle Sirene, si prepara a ritornare a Itaca, la sua amata patria.

Sabato, 14 ottobre 2017 alle ore 9.30  “Ulisse e la maga Circe”
….dove si narra di come Ulisse e i suoi compagni approdano sull’isola della maga Circe e scoprono il suo palazzo di marmi bianchi e lucidi.
….di come i compagni di Ulisse entrano nel palazzo pensando di trovare straordinari tesori.
….di come questi dopo aver bevuto una pozione magica vengano tramutati in animali dalla potentissima Maga.

Sabato, 11 novembre alle ore 9.30 “Ulisse e il ciclope Polifemo”
….dove si narra di come Ulisse e i suoi compagni scoprono la grotta di Polifemo, un gigante con un solo occhio al centro della fronte.
….di come Polifemo sbarra con un macigno l’uscita della caverna intrappolando i guerrieri achei.
….di come Ulisse e i suoi compagni, con astuzia e ingegno, fuggono dalla caverna legati sotto il ventre delle pecore.

Età: dai 6 anni
Costo: Fr. 15.–
Durata: 1 ora circa
Iscrizione obbligatoria telefonando allo 091 924.06 60

Scarica qua la locandina con i dettagli e spediscila agli amici! Odissea al Voltapagina a Lugano

 

Recensione a “La Dea Bianca” di Robert Graves

Recensione a “La Dea Bianca” di Robert Graves

Eccomi qua a recensire La Dea Bianca, il libro più complesso e discusso di Robert Graves. Comincio con il dire che questo libro NON si legge per avere un resoconto storico: meglio leggerlo come un’opera di fiction, come un tentativo di dare ordine e ispirazione al lettore nell’ambito della mitopoietica. Cosa si intende con mitopoiesi? Si intende la capacità di utilizzare l’attività spirituale creatrice dei miti, che già Platone considerava più particolarmente propria dei poeti, distinguendola dall’attività più specificamente teoretica, generatrice di verità e di conoscenza, propria dei filosofi. In altre parole Graves crea una visione mitologica di una realtà che non sappiamo se è vera storicamente ma che crea un universo affascinante e ricco di significato psichico. Un po’ come il mondo del Signore degli Anelli: non è reale ma “suona bene” e ci si può identificare e le idee contenute nel testo possono divenire parte del nostro modo di leggere il mondo e la nostra vita.

Dal punto di vista mitopoietico, Graves è un genio e un sopraffino poeta: la sua inventiva e ispirazione sono davvero ricche. Il suo fine è quello di trovare dei fili conduttori che leghino assieme la tradizione ebraica con quella greca, con quella celtica e con una miriade di civiltà più antiche di cui abbiamo soltanto degli accenni e dei frammenti di testi. Insomma, mettersi alla lettura di questo volume è una bella sfida e si ha sempre l’impressione di non saperne abbastanza. Graves prende spunto da un poema medievale gallese, la “Battaglia degli alberi” in cui ogni albero ha un particolare significato e nasconde un particolare segreto celato dal druido-poeta che ha esteso il testo. Tutti i segreti hanno a che fare con una antica religione matriarcale celtica che il poeta ha occultato per farla sopravvivere alla censura della chiesa cattolica. La chiave di lettura è data da un linguaggio segreto dei segni chiamato Ogham nel quale ogni albero rappresenta un simbolo, un significato, un suono, una serie di storie mitologiche e così via. Molto complesso, torno a dire! E molto denso di rimandi ad altri testi, tradizioni, mitologie. Il rischio, durante la lettura è quello di perdersi. Nonostante le difficoltà, i percorsi labirintici che segue l’Autore, il materiale complesso e ricchissimo, e anche una prosa a tratti oscura, le sue conclusioni e l’unione dell’alfabeto degli alberi con il calendario annuale con le stazioni del sole e della luna è affascinante e suona giusto per una strutturazione psichica dello scorrere del tempo e convince come possibile (non sicuro: possibile!) metodo per creare significato nei tempi remoti della nostra evoluzione e fornisce spiegazioni valide e plausibili per gli antichi rituali legati al passare delle stagioni.

Il tema centrale del libro è, come in altre opere di Graves a cominciare da I Miti Greci, la decadenza di una società matriarcale primitiva, che venera una divinità femminile unica e trina: la Dea Bianca o Triplice Dea. Civiltà decaduta a causa dell’avvento di popoli guerrieri nomadi (achei, semiti, accadi, ecc.). E questa divinità femminile si trasforma, poco alla volta, nell’immagine primordiale della Musa (e a noi che ci chiamiamo La Voce delle Muse, questo piace assai!!) e nel suo linguaggio che si è distillato ed è passato dalla pietra, agli indovinelli per giungere nel luogo principe del mistero: la poesia. Alcune domande a cui troverete la risposta durante la lettura de La Dea Bianca: chi è e quanti nomi possiede la Dea? Perché il dio dell’Antico Testamento ha creato prima gli alberi e le erbe e solo dopo il sole, la luna e le stelle? Quale segreto è nascosto nel nodo gordiano? Quando arrivarono in Britannia 50 Danaidi e perché? Oltre a mille altri quesiti meno noti e legati alla tradizione nord-europea.

Un libro consigliato a lettori pazienti, che conoscono già o sono affascinati dalla mitologia (qualsiasi mitologia va bene: nel libro le trovate tutte!), e che sono alla ricerca di perle preziose che danno ispirazione all’immaginazione mitologica e poetica. Non portate la bussola, durante la lettura: lasciatevi guidare dalla mano di Graves in un universo ricco e labirintico. E non preoccupatevi se non capite tutto: penso che al mondo non esista persona che possa affermare di essere in chiaro alla fine della lettura! Ma vi posso garantire che sarete felici di averlo letto e tornerete di tanto in tanto a sfogliarlo. Si tratta del libro di un Autore che crede che la letteratura e la poesia siano prima di tutto MAGIA! E che il suono delle parole crei un significato e una realtà separata da quella che vediamo con gli occhi. BUONA LETTURA, BUON MITO! (Andreas Barella)

Graves, Robert.  1948.  La Dea Bianca.  Milano, Adelphi, 1992. 596 pagine, 20 Euro.

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Chi è Robert Graves e recensioni ad altri suoi volumi
Poetica di Robert Graves

Leggi la bella recensione di Pietro Citati a questo volume 

I libri di Robert Graves

Recensione a “Belisario” di Robert Graves

Recensione a “Belisario” di Robert Graves

Comincio col dire che tra tutti i libri di Graves che ho letto (e che trovate recensiti qua sul sito, vedi sotto per il link) Belisario è il più lento e quello che presenta più resistenza alla lettura. Per cui, se non avete mai letto nulla di Graves NON ve lo consiglio come prima opera. Il periodo storico descritto, il VI° secolo dopo Cristo, e i luoghi, la Costantinopoli di Giustiniano, la frontiera persiana, la Libia e una desolata Italia che ormai è lontana dai fasti anche del romano impero d’occidente, non è delle più accattivanti. Dopo un centinaio di pagine in cui Graves cerca di introdurci nelle diatribe religiose del periodo storico, diatribe del tipo se la persona di Cristo fosse solo divina o assieme umana e divina, ecco che la storia comincia a divenire appassionante, ricca di descrizione di battaglie e di strategie militari e di personaggi affascinanti. Belisario è un generale di Giustiniano e Robert Graves ci narra la sua vita attingendo, da quel maestro che è, alle fonti storiche classiche: Livio, Tucidide, Erodoto, Senofonte e anche alla sua fantasia e alla sua arte narrativa. Tanto che, se non si sono lette le opere degli storici antichi è davvero impossibile capire cosa sia vero e cosa sia inventato. Ma poco importa, a dire la verità, questo è un romanzo storico dove storia e romanzo si mischiano affrescando una vita straordinaria senza lasciare lacune. Belisario è l’ultimo generale fedele all’impero romano (d’oriente). È un cristiano ortodosso ma ha un’ammirevole tolleranza per gli altri credi religiosi e per le altre “sette” cristiane. Soprattutto, però, Belisario è un genio nell’ambito della tecnica militare. Il libro narra dei suoi successi in Persia, a Cartagine e nella campagna d’Italia e lo fa dilungandosi nel descrivere il rapporto con i soldati, sia i propri che quelli nemici, e nel descrivere un codice d’onore che commuove per la sua linearità e coerenza.

La voce narrante del libro è quella di Eugenio, uno schiavo eunuco al servizio di Antonina, che all’inizio del volume è una cortigiana e prostituta amica di Teodora (anche lei prostituta, ma che diverrà la moglie di Giustiniano e quindi il vero potere occulto dell’impero romano d’oriente). Antonina diverrà la moglie di Belisario e lo seguirà in tutte le sue campagne militari. I successi militari di Belisario si intrecciano con gli intrighi di palazzo e con la descrizione di luoghi e di avvenimenti storici poco noti ai più: un affresco notevole di un periodo storico buio e decadente ma ricco di fascino. Senza voler svelare troppo della trama devo però mettervi sull’attenti: Belisario cadrà vittima delle gelosie degli altri generali e dell’imperatore stesso che preferisce contornarsi di adulatori incompetenti e traditori piuttosto che riconoscere il valore del suo più fedele generale. La fine del romanzo, vi confesso, mi ha riempito di rabbia e di frustrazione, anche se il personaggio di Belisario ne esce quasi beatificato e si trasforma in un monumento alla “povertà e alla pazienza” come scritto sulla ciotola per elemosine di cui Belisario entra in possesso.

La storia di Belisario è un balsamo di coerenza e di semplicità, sia nelle azioni che nei sentimenti, e il personaggio Belisario rimane proprio per questo sempre un pochino misterioso. Il generale che Graves ci consegna è un esempio di saldezza nella burrasca della vita e della politica e vi confesso che farò tesoro della sua pazienza e del suo modo di reagire alle avversità della vita. Una lettura consigliata per gli amanti del romanzo storico. (Andreas Barella)

Graves, Robert.  1938.  Belisario.  Milano, Longanesi, 2017. 488 pagine, 22 Euro.

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I libri di Robert Graves

Recensione a “Io, Gesù” di Robert Graves

Recensione a “Io, Gesù” di Robert Graves

Robert Graves in questo romanzo parte da un punto di vista provocatorio, e che per dei credenti potrebbe addirittura suonare come blasfemo o per lo meno offensivo. Gesù, in questo romanzo, non sarebbe figlio della Vergine Maria, concepito nel suo seno dallo Spirito Santo, ma il figlio mortale di Maria e di Antipatro, il figlio maggiore di Re Erode il Grande (esatto… quello della strage degli innocenti). Sempre pronto a giustiziare chi crede potrebbe diventare un pericolo per la sua corona, Erode, uccide persino suo figlio, poco prima di morire anche lui. In questo modo Gesù sarebbe il legittimo erede al trono di Giudea. Inoltre la discendenza di Maria, che si fa risalire al Re Davide, rafforza nella storia di Graves, la posizione di Gesù come Messia e re della Giudea.

Gesù, nel romanzo, naturalmente non sa nulla di queste storie e cresce pensando di essere il figlio del falegname Giuseppe. Molto presto il ragazzo scopre di essere un abile oratore, e diventa un uomo acculturato e addentro le Divine Scritture, un oratore carismatico, un profeta. In molti modi (non li svelo per non rovinare la sorpresa) incarna le diverse profezie sulla venuta del Messia, ma Graves si guarda bene dal confermare o negare il fatto che Gesù è effettivamente il Figlio di Dio. Il suo Gesù è una persona che crede fermamente di dover incarnare queste profezie, e lo fa con tutti i mezzi.

Tutta la parte dell’arresto, del processo, il ruolo di Giuda, di Ponzio Pilato risentono della straordinaria conoscenza di Graves delle vicende dell’impero romano in quel periodo (vi rimando alla lettura di “Io, Claudio”, trovate qua la recensione) e si dipanano tra tradimenti, intrecci e supposizioni politiche.

Graves si lascia trasportare dalla sua magnifica fantasia e inventa che Maria Maddalena sia una sacerdotessa dell’antico culto della Dea Madre. È questo naturalmente il collegamento con le teorie tante care all’Autore sul culto della Dea Madre e sui parallelismi tra Giudaismo, grecità, religione egizia, e altre mitologie sumerico-babilonesi. A qualche lettore questi parallelismi potranno sembrare un po’ tirati per i capelli, ma sono ben congegnati e costruiti basandosi su tradizioni accertabili e accertate dall’Autore (così afferma Graves nel suo “Commentario storico” finale).

Come ogni opera che tratta delle origini e della storia di Gesù, romanzo o meno, il libro è stato oggetto di polemica e critiche feroci. Al lettore l’ardua sentenza: a me è piaciuto e l’ho letto volentieri, ma confesso che non è il mio romanzo preferito di Robert Graves.

Andreas Barella

Graves, Robert.  1946.  Io, Gesù.  Milano: Longanesi, 2015.  544 pagine,  22 Euro

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Mitologia in pillole

Mitologia in pillole

Andreas Barella, delle Muse, è stato ospite tutta l’estate della Radio Svizzera di lingua italiana, a RETE UNO al microfono di Cristian Bubola nella trasmissione QUESTA È L’ACQUA. Ospite in qualità di mitologo, Andreas ha raccontato degli estratti di miti greci per illustrare il tema quotidiano della trasmissione. Ve li mettiamo qua. Buon ascolto!

Sul tema della leggerezza: Perseo e la testa di Medusa.
Sul tema dell’amicizia: Ercole e Teseo.
La Musica: Orfeo e la sua lira.
Vale la pena preoccuparsi? Il mito di Egeo e Teseo.
Seguire le tradizioni familiari: Ifigenia e Oreste.
Il tema del gioco: Ulisse gioca a nascondino.