Euristeo ordinò a Eracle, come sua settima Fatica, di catturare il toro di Creta; ma ancora si discute se si trattava del toro inviato da Zeus e che trasportò Europa fino a Creta, oppure dell’altro, che Minosse si rifiutò di sacrificare a Poseidone e che generò il Minotauro in Pasifae. A quel tempo devastava la terra cretese e specialmente la regione bagnata dal fiume Tetride, sradicando le piante e abbattendo i muri degli orti. Quando Eracle veleggiò verso Creta, Minosse gli offrì ogni aiuto in suo potere, ma Eracle preferì catturare il toro da solo, benché l’animale sputasse fiamme dalle nari. Dopo un’aspra lotta Eracle riportò il toro a Micene, dove Euristeo, dedicandolo a Era, lo rimise in libertà. Era tuttavia, considerando odioso un dono che le ricordava la gloria di Eracle, guidò il toro dapprima a Sparta e poi di nuovo attraverso l’Arcadia e oltre l’istmo sino a Maratona in Attica, donde poi Teseo lo trascinò ad Atene per sacrificarlo ad Atena. Tuttavia molti ancora negano l’identità tra il toro di Creta e quello di Maratona.
Euristeo ordinò a Eracle, come sua ottava Fatica, di catturare le quattro cavalle selvagge del tracio re Diomede (non si sa con certezza se egli fosse il figlio di Are e di Cirene, oppure se fosse nato dall’incestuoso amplesso di Asteria col fratello Atlante) che governava sui bellicosi Bistoni. Le sue stalle, poste nella ormai scomparsa città di Tirida, erano il terrore di tutta la Tracia. Diomede infatti teneva le sue cavalle legate con catene di ferro a mangiatoie di bronzo, e le nutriva con la carne dei suoi ospiti ignari. Un’altra leggenda vuole che si trattasse di stalloni e non di cavalle, ed elenca i loro nomi: Podargo, Lampone, Xanto e Dino. Con un piccolo gruppo di volontari. Eracle veleggiò verso la Tracia e si fermò a Fere a far visita al suo amico re Admeto. Giunto a Tirida sopraffece gli stallieri di Diomede e condusse le cavalle sulla riva del mare, dove le lasciò in custodia al suo amante Abdero e tornò indietro ad affrontare i Bistoni che si erano lanciati all’inseguimento. I Bistoni erano molto più numerosi, ma Eracle riuscì ad assicurarsi la vittoria con l’astuzia: tagliò infatti un canale e l’acqua del mare invase la bassa pianura. Fuggirono i Bistoni, terrorizzati. Eracle li raggiunse, stese al suolo Diomede con un colpo della sua clava, ne trascinò il corpo lungo le rive del lago artificiale e lo gettò alle cavalle, che divorarono la carne ancora palpitante. Placata così la loro fame, poiché durante l’assenza di Eracle avevano già divorato Abdero, l’eroe riuscì a domarle senza fatica. Secondo un’altra leggenda Abdero, benché nato a Opunte nella Locride, era al servizio di Diomede. Alcuni lo dicono figlio di Ermete, altri figlio dell’amico di Brade, l’opunzie Menezio, e dunque fratello del Patroclo che cadde a Troia. Dopo aver fondato la città di Abdera presso la tomba di Abdero, Eracle aggiogò al cocchio di Diomede le cavalle, che fino a quel giorno non avevano mai conosciuto morso o briglia. Poi le guidò a grande velocità attraverso le montagne, finché raggiunse Micene, dove Euristeo dedicò le cavalle a Era e le lasciò pascolare libere sull’Olimpo. Pare che fossero in seguito divorate da bestie feroci, ma altri affermano che sopravvissero fino alla guerra di Troia e fors’anche fino ai tempi di Alessandro Magno. Le rovine del palazzo di Diomede ancora si vedono a Cartera, e ad Abdera si celebrano giochi in onore di Abdero; tali giochi comprendono le solite gare, salvo la corsa dei cocchi. Taluni infatti dicono che Abdero fu ucciso quando le cavalle rovesciarono il cocchio al quale egli le aveva attaccate.
ll mito di Eracle, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves.
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