Prima di questo post, se non l’hai ancora letto, leggi: Le dodici fatiche di Eracle: 3) La cerva di Cerinea; 4) Il cinghiale Erimanzio
Quinta Fatica di Eracle fu di ripulire in un solo giorno le sozze stalle di Augia. Euristeo con gioia maligna già si immaginava Eracle costretto a raccogliere lo sterco in canestri e a portarseli via sulle spalle. Augia, re di Elide, era figlio di Elio o Eleo e di Naupiadama, una delle figlie di Anfidamante, benché altri pensino che sua madre fosse Ifiboe e altri ancora lo dicano figlio di Poseidone. In greggi e mandrie era l’uomo più ricco della terra; poiché, per divino favore, le sue bestie erano immuni da malattie e prodigiosamente fertili, né mai abortivano. Sia vacche sia pecore generavano quasi sempre femmine, tuttavia Augia possedeva trecento tori neri dalle candide zampe e duecento stalloni di pelo fulvo; inoltre, dodici eccezionali tori bianco-argentei sacri a suo padre Elio. Questi dodici tori difendevano le mandrie dall’assalto delle bestie feroci che a volte scendevano dalle boscose colline. Ora, per molti anni nessuno aveva mai ripulito dallo sterco le stalle e gli ovili di Augia e, benché il puzzo nefasto non fosse nocivo per le bestie, fece scoppiare una pestilenza nell’intero Peloponneso. Inoltre, le valli dove le mandrie pascolavano erano coperte da uno strato di sterco così alto che non si poteva più ararle per seminarvi il grano. Eracle chiamò Augia da lontano e gli propose di ripulirgli le stalle prima del calar del sole in cambio di un decimo del suo bestiame. Augia rise incredulo, e convocò Fileo, il suo figliolo maggiore, perché fosse testimone della proposta di Eracle. «Giura allora di compiere questa impresa prima del calar del sole», disse Fileo. Il giuramento che Eracle pronunciò in nome di suo padre fu il primo e l’ultimo della sua vita. Augia similmente giurò di tenere fede al patto. A questo punto Fetonte, il capo dei dodici tori bianchi, caricò Eracle scambiandolo per un leone. Eracle afferrò il toro per il corno sinistro, gli forzò il capo all’indietro e lo stese a terra. Seguendo il consiglio di Menedemo l’Eleo, e aiutato da Iolao. Eracle dapprima aprì due brecce nelle mura della stalla e poi deviò il corso dei vicini fiumi Alfeo e Peneo o Menio, di modo che le loro acque invasero le stalle e i cortili, ne spazzarono via tutto il sudiciume e avanzarono ancora impetuose per ripulire gli ovili e la vallata adibita a pascolo. Così Eracle compì la sua Fatica in un solo giorno, risanando l’intero paese e senza sporcarsi nemmeno il mignolo. Ma Augia, saputo che Eracle aveva già ricevuto da Euristeo l’ordine di ripulire le stalle, rifiutò di versargli la ricompensa promessa e osò persino negare di aver stretto un patto con lui. Eracle allora propose che il caso fosse sottoposto ad arbitrato. Tuttavia, quando i giudici si furono insediati e Fileo, citato da Eracle, testimoniò il vero, Augia balzò in piedi livido per la rabbia e li bandì ambedue dall’Elide, affermando che Eracle l’aveva tratto in inganno, poiché il lavoro era stato compiuto dagli dei Fiumi, e non da lui stesso. Peggio ancora Euristeo rifiutò di considerare valida quella fatica, perché Eracle era stato assoldato da Augia. Fileo allora si recò a Dulichio, ed Eracle alla corte di Dessameno, re di Oleno; più tardi salvò la figlia di Dessameno, Mnesimache, dagli assalti del Centauro Funzione.
Vai a: Le dodici fatiche di Eracle: 7) Il toro di Creta; 8) Le cavalle carnivore di Diomede
ll mito di Eracle, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves.
Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.
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