Il racconto del mito di Eracle è collegato alla nostra recensione della collana “Grandi Miti Greci”, Volume 15: Eracle – L’eroe più popolare
Prima di questo post, se non l’hai ancora letto, leggi: Le dodici fatiche di Eracle: 11) I pomi d’oro delle Esperidi
L’ultima e più ardua fatica di Eracle fu catturare il cane Cerbero nel Tartaro. Per prepararsi a questa impresa l’eroe si recò a Eleusi dove chiese di essere iniziato ai Misteri e si cinse il capo con la corona di mirto. Oggigiorno tutti i Greci di buona reputazione possono essere iniziati a Eleusi ma poiché ai tempi di Eracle vi erano ammessi soltanto gli Ateniesi, Teseo propose che un certo Pilio lo adottasse. Pilio acconsentì, e quando Eracle fu purificato per il suo massacro dei Centauri, perché nessuno con le mani sporche di sangue poteva essere ammesso ai Misteri, fu iniziato dal figlio di Orfeo, Museo, mentre Teseo gli faceva da padrino. Tuttavia Eumolpo, il fondatore dei Grandi Misteri, aveva decretato che nessuno straniero vi poteva essere ammesso e perciò gli Eleusini, restii a rifiutare la richiesta di Eracle, e però dubitando che la sua adozione da parte di Pilio facesse di lui un vero Ateniese, stabilirono in suo onore i Piccoli Misteri; altri dicono che Demetra stessa onorò Eracle istituendo i Piccoli Misteri in quell’occasione. Ogni anno si svolgono due diversi Misteri Eleusini: i Grandi, in onore di Demetra e di Core, e i Piccoli, in onore della sola Core. Questi Piccoli Misteri, una preparazione dei Grandi, rievocano la sorte di Dioniso con una rappresentazione drammatica che si svolge ad Agra presso il fiume Ilisso, nel mese Antesterione. I riti principali comportano il sacrificio di una scrofa, che gli iniziati dapprima lavano nel fiume Cantaro; in seguito sono purificati da un sacerdote che porta il nome di Idrano. Dovranno poi aspettare un anno prima di partecipare ai Grandi Misteri, che si svolgono in Eleusi nel mese Boedromione, e sono legati al silenzio da un solenne giuramento che fanno in presenza del mistagogo. Nell’attesa è loro negato l’accesso al santuario di Demetra e aspettano nel vestibolo mentre si svolgono le cerimonie solenni. Così purificato e preparato. Eracle discese al Tartaro da Tenaro in Laconia; o, altri dicono, dalla penisola Acherusia presso Eraclea sul Mar Nero, dove si mostrano ancora, a grande profondità, tracce del suo passaggio. Fu guidato da Atena e da Ermete: ogni qual volta infatti, esausto per le Fatiche sostenute, egli invocava disperatamente Zeus, Atena era subito al suo fianco, pronta a confortarlo. Terrificato dal cipiglio di Eracle, Caronte lo traghettò al di là del fiume Stige senza esitare; per punirlo di questa sua disobbedienza, Ade in seguito lo incatenò per un anno intero. Appena Eracle fu sbarcato sulla riva opposta tutte le ombre fuggirono, salvo Meleagro e la Gorgone Medusa. Alla vista di Medusa Eracle estrasse la spada, ma Ermete lo rassicurò dicendogli che si trattava soltanto di un fantasma. E quando incoccò una freccia per colpire Meleagro, che indossava una splendida armatura, Meleagro rise e disse: «Tu non hai nulla da temere dai morti» e conversarono amichevolmente per un po’.Infine si offrì di sposare la sorella di Meleagro, Deianira. Presso le porte del Tartaro, Eracle trovò i suoi amici Teseo e Piritoo legati a sedie di tortura, e strappò i lacci di Teseo, ma fu costretto a lasciare incatenato Piritoo: poi fece rotolare via il sasso che aveva imprigionato Ascalafo, e infine, per ingraziarsi le ombre con un dono di sangue, sgozzò un capo della mandria di Ade. Il mandriano, Menete o Menezio, figlio di Centonimo, lo sfidò a una gara di lotta, ma subito Eracle lo strinse alla vita e gli spezzò le cestole. A quel punto Persefone, che era uscita dal suo palazzo e aveva salutato Eracle come un fratello, implorò che lasciasse in vita Menete. Quando Eracle chiese di Cerbero, Ade, ritto al fianco della moglie, replicò sogghignando: «II cane è tuo se saprai domarlo senza usare la clava o le frecce». Eracle trovò il cane presso le porte dell’Acheronte e risolutamente lo afferrò per la gola, dalla quale sorgevano tre teste ricoperte di serpenti. La coda irta di aculei scattò per colpire, ma Eracle, protetto dalla pelle di leone, non allentò la stretta finché Cerbero, mezzo soffocato, si arrese.
Vai a: Il mito di Eracle (Parte 3 di 11): la morte di Ifito
ll mito di Eracle, riassunto dalla versione di Robert Graves ne “I Miti Greci”. Un libro pubblicato da numerose case editrici e che vi consigliamo caldamente. Qua trovate la nostra recensione al volume di Graves.
Il piano dell’opera “Grandi Miti Greci” e recensioni agli altri volumi.
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