Ho finito tutti e tre i volumi di Hunger Games. La lettura è appassionante e scorre rapida da un colpo di scena all’altro. Però però… la freschezza della novità del primo volume è scomparsa, i collegamenti e i richiami agli archetipi della mitologia, si diluiscono e spariscono nel corso della lettura. Il secondo e soprattutto il terzo capitolo della saga di Katniss divengono libri (e film… sembrano scritti proprio per essere trasferiti sul grande schermo) avventurosi che devono portare a compimento il ciclo narrativo. Ogni quesito riceverà una risposta, ogni arcano sarà svelato, ogni matassa verrà dipanata. Il lettore è soddisfatto, meno l’amante della mitologia: quella capacità di lasciare molti dettagli all’immaginazione e al potere amplificatorio del lettore scompare e ci lascia in mano solo fatti certi e poco spazio per far risuonare l’esperienza della vergine cacciatrice nella nostra vita quotidiana. Katniss, nel corso del secondo e terzo volume, diviene più una supereroina con i noti patemi d’animo dei supereroi torturati a cui ci ha abituato la produzione fumettistica americana… sensi di colpa per l’impossibilità di salvare il mondo, dolore fisico a coprire presupposti dolori psicologici profondi e antichi, solitudine cercata e/o provocata dall’altrui incomprensione…
Andreas