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Il primo capitolo de “Il Viaggio dell’Eroe” di Paul Rebillot

Il primo capitolo de “Il Viaggio dell’Eroe” di Paul Rebillot

In esclusiva e con il permesso della Casa Editrice Ericlea, che ringraziamo, vi mettiamo qua un estratto dal primo capitolo de “Il Viaggio dell’Eroe” di Paul Rebillot.

CAPITOLO 1 – IL VIAGGIO DELL’EROE – PAUL REBILLOT – ©2015 COPYRIGHT CASA EDITRICE ERICLEA

Quando iniziai a sviluppare il materiale che sarebbe divenuto il Viaggio dell’Eroe, il primo passo fu quello di individuare una struttura, un filo conduttore sul quale imbastire il rituale teatrale. Fui fortunato: incontrai il classico L’eroe dai mille volti di Joseph Campbell. Il libro descriveva proprio la struttura che stavo cercando, esemplificata tramite il mito dell’Eroe. Campbell aveva scoperto che tutti i riti di iniziazione possedevano la stessa configurazione: separazione dal vecchio modo di agire, dalla comunità o dal gruppo, iniziazione o movimento verso il nuovo livello, e infine ritorno nel gruppo con il dono ricevuto durante il viaggio. Utilizzando la traccia di questo mito monografico dell’Eroe, costruii un procedimento che guidasse le persone attraverso l’archetipo della trasformazione così da poterlo applicare alle loro vite. Facendo l’esperienza della configurazione del Viaggio dell’Eroe, molte persone si sono accorte di aver appreso il modello della trasformazione: quando inevitabilmente le loro vite cambiano, non si spaventano più. Sanno che il cambiamento seguirà una certa sequenza. Hanno la mappa.

Prima di cominciare il nostro viaggio, vorrei consegnarvi questa mappa. Vi mostrerà il percorso che dovrete attraversare e i personaggi che diverrete.

Breve mappa del territorio Il personaggio principale della nostra rappresentazione è, naturalmente, l’Eroe. Chi è un Eroe? Per me questa breve poesia, scritta da una donna di novantaquattro anni, cattura l’essenza dell’essere eroico, il “senso di seguire” un richiamo quando questo arriva.

Something soft and gentle
Glides through your fingers
And it seems to grab your hand and lead you
On to something greater
If you only had the sense to follow it.[1]

L’Eroe non è né una figura arcaica del periodo patriarcale né un’immagine strettamente maschile; si tratta di un aspetto della natura umana, l’aspetto che sente il richiamo del sé profondo e vi risponde. Uso il termine “eroe” sia per le donne che per gli uomini, perché considero “eroina” un termine diminutivo e poco dignitoso. L’Eroe rappresenta il potenziale di seguire l’impulso verso qualcosa di migliore, il potenziale insito in ogni essere umano.

La storia del Viaggio dell’Eroe segue una struttura fissa. L’Eroe, come già detto, è qualcuno che sente il richiamo dell’avventura e lo segue. Di solito questa persona, femmina o maschio, è più o meno ben inserita nel suo ambiente socioculturale, ma aspira e ha un’inclinazione verso un’ulteriore evoluzione. A un certo punto questa inclinazione si intensifica e diviene l’esperienza di un richiamo. Questo richiamo può venire dall’esterno sotto forma di un invito o di un suggerimento da parte di qualcuno, come quando Gesù chiamò i suoi discepoli: “Lasciate tutto e seguitemi”; oppure può nascere da una voce interiore, come quando il principe Siddhartha, osservando la sofferenza della vita, si sentì obbligato ad abbandonare il suo palazzo e andare alla ricerca della saggezza e della calma interiore. In tutti e due i casi il richiamo dice: “Nella tua vita ci potrebbe essere più ricchezza di quella che stai vivendo ora”. Da qualsiasi direzione arrivi, il richiamo penetra profondamente nel sé, e lì rimane fino a quando viene personificato dall’Eroe oppure soppresso dalla vita di tutti i giorni.

Il richiamo fa scattare il primo livello di resistenza: la vita quotidiana concorre a creare e mantenere lo status quo, per esempio il proprio lavoro, la propria casa, le proprie responsabilità, il proprio modo di stabilire le relazioni con le altre persone. L’Eroe deve riconoscere queste resistenze e confrontarsi con esse prima di poter cominciare il viaggio. Nel procedimento del Viaggio dell’Eroe, scopriamo la natura del nostro richiamo attraverso gli esercizi della Terra d’Origine.

Man mano che l’eroe procede per la sua strada, appaiono degli aiutanti, persone che lo incoraggiano, guide o amici che segnalano i punti pericolosi. Uno Spirito Guida dona all’eroe uno Strumento di Potere da usare nelle battaglie che dovranno essere combattute e nelle prove che dovranno essere superate. Per esempio, Re Artù riceve una spada da Merlino, Atena dà a Perseo il suo scudo, Cenerentola riceve il suo stupendo vestito e la carrozza dalla fata madrina. Durante il viaggio sceglieremo il nostro Spirito Guida e scopriremo il nostro Strumento di Potere.

Una volta armato, l’Eroe si dirige verso il punto del non ritorno, la Soglia dell’Avventura. Di solito essa si presenta come un cancello, come l’imbocco di una caverna, l’inizio di una foresta – il passaggio verso un altro mondo. Qui l’Eroe incontra un drago, il guardiano di un castello, un cane con tre teste – insomma una sentinella che gli nega l’accesso. La sentinella è il secondo livello di resistenza, e rappresenta tutte le forze interiori di auto-sabotaggio. Nel Viaggio dell’Eroe, questo guardiano è chiamato Demone della Resistenza.

L’Eroe e il Demone mettono in scena un Confronto, che continua fino a quando non si raggiunge una risoluzione. Il Demone non muore, viene reintegrato nell’Eroe. A questo punto l’Eroe, a volte accompagnato dal Demone trasformato, si addentra nel Mysterium, un misterioso mondo interiore.

Il Mysterium è un posto straordinario, una foresta incantata di meraviglie soprannaturali. L’Eroe continua il suo percorso, incontrando cose nuove e fuori del comune. Ma ora, armato del suo Strumento di Potere e conscio del sapere acquisito durante il Confronto, si sente pronto per affrontare qualsiasi situazione. Ben presto l’Eroe dovrà passare attraverso la Prova Suprema, una lotta colossale con la sua paura più profonda.

Alla fine, dopo essere sopravvissuto alla Prova Suprema, l’Eroe si è meritato il Premio per il suo viaggio. Potrebbe trattarsi del Santo Graal, di un tesoro, o del matrimonio interiore: qualsiasi cosa l’Eroe stesse cercando. Questo è il regalo di vita che giunge dopo la lunga notte di morte; la medicina con cui l’Eroe ritorna a casa. Gli aspetti magici del Mysterium sono lasciati dietro alle spalle quando l’Eroe attraversa di nuovo la soglia, ma la coscienza e la pienezza del viaggio rimangono per migliorare o cambiare la situazione a casa. Con il Ritorno alla vita quotidiana, il Viaggio è completo.

I livelli del Viaggio dell’Eroe. Il Viaggio dell’Eroe si svolge a diversi livelli:

Il livello rituale: si tratta della cornice spirituale, rinforzata dal Rituale della Vestale e dal cantare le rom.
Il livello teatrale: si tratta della storia mitologica o archetipica dell’Eroe, della quale abbiamo già parlato.
Il livello della Danza del Vuoto Fertile: questa meditazione in movimento permette ai partecipanti di superare la soglia che separa il rituale dal teatrale grazie alle ricapitolazione, fisica e per mezzo dell’immaginazione guidata, del loro viaggio.[2]
Il livello biografico: la nostra psicologia individuale, che prende corpo dalla nostra storia personale.
Il livello didattico: la spiegazione teorica del procedimento, attraverso la quale la guida cerca di spiegare ai partecipanti, nel modo più chiaro possibile, quello che viene fatto.
Il livello pratico: l’organizzazione del procedimento e le esigenze del vivere quotidiano (o, nel caso dell’organizzazione di gruppi, le esigenze d’orario del luogo che ospita il seminario e i limiti dovuti alla struttura).

©2015, COPYRIGHT CASA EDITRICE ERICLEA

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[1] “Qualcosa di morbido e delicato/Scivola tra le tue dita/E sembra prenderti per mano e guidarti/Verso qualcosa di più grande/Se solo tu sentissi il desiderio d seguirla”. Nadya Catalfano, in Kennet Koch, I Never Told Anybody: Teaching Poetry Writing in a Nursing Home. New York: Random House, 1977.
[2] In inglese “Fool’s Dance,” dal personaggio della carta numero zero dei tarocchi: “il Matto”. La traduzione “Danza del Matto” o “Danza del Folle” non ci è però sembrata convincente. (NdT)

Recensione a “Il Viaggio dell’Eroe” di Paul Rebillot

Recensione a “Il Viaggio dell’Eroe” di Paul Rebillot

Permettetemi un po’ di auto-celebrazione: sono fiero ed orgoglioso di presentarvi la recensione del libro di Paul Rebillot “Il Viaggio dell’Eroe” in quanto ho curato l’edizione italiana del volume. Ho lavorato per dieci anni con Paul come co-conduttore dei suoi corsi, e la pubblicazione del suo libro, besteller in america e già tradotto in francese e in tedesco, è stato un momento entusiasmante.

In questo libro trovate, per la prima volta in italiano, la descrizione puntuale e passo dopo passo di questo straordinario viaggio, deliziosamente architettato e affinato da Paul Rebillot nel corso di 40 anni di sapiente lavoro. Io ho avuto l’onore di condurre il seminario, assieme a Rebillot e da solo, per decine di volte e ogni volta ho vissuto, assieme alle e ai partecipanti, delle esperienze memorabili.

Per tornare al seminario: dal 1973 quando Paul Rebillot ha presentato “Il Viaggio dell’Eroe” a Esalen in California, il workshop ha affascinato migliaia di persone in tutto il mondo. Il punto di partenza è quello di ascoltare il richiamo dell’avventura, quella voce che dal profondo dei nostri sogni ci sussurra che nella nostra esistenza ci potrebbero essere più ricchezza spirituale e bellezza di quella che stiamo vivendo. Il seminario, e il libro, offrono la possibilità di rispondere con entusiasmo a questo richiamo. Insomma, leggendo il libro preparatevi a diventare l’Eroe che avete sempre sognato di essere!

Il libro prende spunto dalle scoperte teoriche di Joseph Campbell, studioso di mitologia comparata che ha ispirato George Lucas per la sua saga di “Guerre Stellari”. Paul Rebillot descrive un allegro viaggio nella fantasia eroica di ognuno di noi. Durante la lettura, ogni lettore va alla scoperta del proprio luogo d’origine per poi descrivere il proprio ideale di vita e partire per un Viaggio avventuroso. Durante questo viaggio conoscerà alleati e aiutanti magici, incontrerà alcune prove che dovrà superare, si confronterà con la fonte delle proprie resistenze. Alla fine avrà la possibilità di ricevere un dono che lo aiuterà nella realizzazione dei propri sogni. Il Viaggio dell’Eroe è un manuale pratico che guida il lettore in un viaggio di scoperta personale. Il percorso è quello dell’avventura mitologica. Si tratta di un libro che offre speranza e aiuta le persone a stabilire con precisione i risultati che vogliono ottenere. Inoltre, le aiuta a comprendere meglio i meccanismi che mettono in atto per auto-sabotarsi: perché spesso abbiamo in mente dei risultati ma poi non abbiamo la forza e la volontà di perseguirli fino in fondo? Usando questo libro come una guida, il lettore può scoprire una maggiore coerenza con se stesso e con i propri scopi di vita.

Una nota curiosa del lavoro di editing: naturalmente il termine “eroe” del titolo, al maschile, si rivolge sia agli uomini sia alle donne. “Eroina”, il femminile di “eroe” però non ci piaceva, sia perché si tratta di un diminutivo, sia perché ricorda la sostanza stupefacente, per cui abbiamo optato per la versione maschile. Notate però che “eroe” proviene etimologicamente dalla dea Era, la moglie di Zeus. “Eroe” significa “servitore e sacerdote” di Era. Per cui, anche se si tratta di un termine maschile, la radice è profondamente femminile. Come il sé eroico: maschile e femminile assieme. (Andreas Barella)

Paul Rebillot, con Melissa Kay. 1993.  Il Viaggio dell’Eroe.  Mendrisio: Ericlea, 2015.  280 pagine, 20 Euro. Con una prefazione di Stanislav Grof.

Leggi il primo capitolo del libro “Il Viaggio dell’Eroe” di Paul Rebillot. Per gentile concessione della Casa Editrice Ericlea
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Chi è Paul Rebillot

Chi è Paul Rebillot

Paul Rebillot con Andreas Barella (de “La Voce delle Muse”)

Una delle basi teoriche de La Voce delle Muse è fornita dal lavoro del terapeuta americano Paul Rebillot. Per questo vi mettiamo qua la sua biografia. In basso trovate il link alla recensione del suo libro “Il Viaggio dell’Eroe”  e altri link interessanti. In esclusiva pubblicheremo un estratto del primo capitolo del libro.

Paul Rebillot (1931-2010) è considerato un pioniere della psicologia umanistica, e una delle più innovative voci nel panorama psicologico-esperienziale americano e mondiale. Nato a Detroit, è stato insegnante di teatro alla Stanford University di San Francisco. Nei primi anni 70 si specializza in conduzione di gruppi e in terapia della Gestalt allo Esalen Institute di Big Sur con John Lilly, Stanislav Grof, Dick Price e Will Schutz. L’incontro e il lavoro con Joseph Campbell spingono Rebillot a sviluppare dei moderni riti di passaggio che uniscano lo spirito catartico e curativo dell’antica tragedia greca con il bisogno di significato archetipico della società contemporanea.

Conosciuto negli Stati Uniti come l’erede di Joseph Campbell, nel 1974 sbarca in Europa con il Viaggio dell’Eroe, e per quasi quattro decenni lo propone con grande successo in numerose nazioni europee: Svizzera, Italia, Germania, Francia, Inghilterra, Irlanda, Olanda, Austria.

Rebillot sviluppa altri seminari esperienziali tra i quali ricordiamo “Morte e Risurrezione”, “Il Viaggio degli amanti: alla ricerca della donna e dell’uomo interiore”, “Conosci la tua Ombra”. Nel 1988 fonda in Svizzera la School of Gestalt and Experiential Teaching nella quale si formano professionisti delle professioni d’aiuto che lo assistono nel suo peregrinare su e giù per l’Europa. Ritiratosi permanentemente nella sua casa di San Francisco nel 2008, Paul Rebillot muore circondato dagli amici più cari, nel 2010 all’età di 79 anni.

Qui potete leggere il primo capitolo de Il Viaggio dell’Eroe (per gentile concessione della Casa Editrice Ericlea)
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Qui potete ascoltare la presentazione radiofonica de Il Viaggio dell’Eroe
La pagina Wikipedia su Paul Rebillot (in inglese)

Recensione a “La Dea Bianca” di Robert Graves

Recensione a “La Dea Bianca” di Robert Graves

Eccomi qua a recensire La Dea Bianca, il libro più complesso e discusso di Robert Graves. Comincio con il dire che questo libro NON si legge per avere un resoconto storico: meglio leggerlo come un’opera di fiction, come un tentativo di dare ordine e ispirazione al lettore nell’ambito della mitopoietica. Cosa si intende con mitopoiesi? Si intende la capacità di utilizzare l’attività spirituale creatrice dei miti, che già Platone considerava più particolarmente propria dei poeti, distinguendola dall’attività più specificamente teoretica, generatrice di verità e di conoscenza, propria dei filosofi. In altre parole Graves crea una visione mitologica di una realtà che non sappiamo se è vera storicamente ma che crea un universo affascinante e ricco di significato psichico. Un po’ come il mondo del Signore degli Anelli: non è reale ma “suona bene” e ci si può identificare e le idee contenute nel testo possono divenire parte del nostro modo di leggere il mondo e la nostra vita.

Dal punto di vista mitopoietico, Graves è un genio e un sopraffino poeta: la sua inventiva e ispirazione sono davvero ricche. Il suo fine è quello di trovare dei fili conduttori che leghino assieme la tradizione ebraica con quella greca, con quella celtica e con una miriade di civiltà più antiche di cui abbiamo soltanto degli accenni e dei frammenti di testi. Insomma, mettersi alla lettura di questo volume è una bella sfida e si ha sempre l’impressione di non saperne abbastanza. Graves prende spunto da un poema medievale gallese, la “Battaglia degli alberi” in cui ogni albero ha un particolare significato e nasconde un particolare segreto celato dal druido-poeta che ha esteso il testo. Tutti i segreti hanno a che fare con una antica religione matriarcale celtica che il poeta ha occultato per farla sopravvivere alla censura della chiesa cattolica. La chiave di lettura è data da un linguaggio segreto dei segni chiamato Ogham nel quale ogni albero rappresenta un simbolo, un significato, un suono, una serie di storie mitologiche e così via. Molto complesso, torno a dire! E molto denso di rimandi ad altri testi, tradizioni, mitologie. Il rischio, durante la lettura è quello di perdersi. Nonostante le difficoltà, i percorsi labirintici che segue l’Autore, il materiale complesso e ricchissimo, e anche una prosa a tratti oscura, le sue conclusioni e l’unione dell’alfabeto degli alberi con il calendario annuale con le stazioni del sole e della luna è affascinante e suona giusto per una strutturazione psichica dello scorrere del tempo e convince come possibile (non sicuro: possibile!) metodo per creare significato nei tempi remoti della nostra evoluzione e fornisce spiegazioni valide e plausibili per gli antichi rituali legati al passare delle stagioni.

Il tema centrale del libro è, come in altre opere di Graves a cominciare da I Miti Greci, la decadenza di una società matriarcale primitiva, che venera una divinità femminile unica e trina: la Dea Bianca o Triplice Dea. Civiltà decaduta a causa dell’avvento di popoli guerrieri nomadi (achei, semiti, accadi, ecc.). E questa divinità femminile si trasforma, poco alla volta, nell’immagine primordiale della Musa (e a noi che ci chiamiamo La Voce delle Muse, questo piace assai!!) e nel suo linguaggio che si è distillato ed è passato dalla pietra, agli indovinelli per giungere nel luogo principe del mistero: la poesia. Alcune domande a cui troverete la risposta durante la lettura de La Dea Bianca: chi è e quanti nomi possiede la Dea? Perché il dio dell’Antico Testamento ha creato prima gli alberi e le erbe e solo dopo il sole, la luna e le stelle? Quale segreto è nascosto nel nodo gordiano? Quando arrivarono in Britannia 50 Danaidi e perché? Oltre a mille altri quesiti meno noti e legati alla tradizione nord-europea.

Un libro consigliato a lettori pazienti, che conoscono già o sono affascinati dalla mitologia (qualsiasi mitologia va bene: nel libro le trovate tutte!), e che sono alla ricerca di perle preziose che danno ispirazione all’immaginazione mitologica e poetica. Non portate la bussola, durante la lettura: lasciatevi guidare dalla mano di Graves in un universo ricco e labirintico. E non preoccupatevi se non capite tutto: penso che al mondo non esista persona che possa affermare di essere in chiaro alla fine della lettura! Ma vi posso garantire che sarete felici di averlo letto e tornerete di tanto in tanto a sfogliarlo. Si tratta del libro di un Autore che crede che la letteratura e la poesia siano prima di tutto MAGIA! E che il suono delle parole crei un significato e una realtà separata da quella che vediamo con gli occhi. BUONA LETTURA, BUON MITO! (Andreas Barella)

Graves, Robert.  1948.  La Dea Bianca.  Milano, Adelphi, 1992. 596 pagine, 20 Euro.

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Leggi la bella recensione di Pietro Citati a questo volume 

I libri di Robert Graves

Recensione a “Belisario” di Robert Graves

Recensione a “Belisario” di Robert Graves

Comincio col dire che tra tutti i libri di Graves che ho letto (e che trovate recensiti qua sul sito, vedi sotto per il link) Belisario è il più lento e quello che presenta più resistenza alla lettura. Per cui, se non avete mai letto nulla di Graves NON ve lo consiglio come prima opera. Il periodo storico descritto, il VI° secolo dopo Cristo, e i luoghi, la Costantinopoli di Giustiniano, la frontiera persiana, la Libia e una desolata Italia che ormai è lontana dai fasti anche del romano impero d’occidente, non è delle più accattivanti. Dopo un centinaio di pagine in cui Graves cerca di introdurci nelle diatribe religiose del periodo storico, diatribe del tipo se la persona di Cristo fosse solo divina o assieme umana e divina, ecco che la storia comincia a divenire appassionante, ricca di descrizione di battaglie e di strategie militari e di personaggi affascinanti. Belisario è un generale di Giustiniano e Robert Graves ci narra la sua vita attingendo, da quel maestro che è, alle fonti storiche classiche: Livio, Tucidide, Erodoto, Senofonte e anche alla sua fantasia e alla sua arte narrativa. Tanto che, se non si sono lette le opere degli storici antichi è davvero impossibile capire cosa sia vero e cosa sia inventato. Ma poco importa, a dire la verità, questo è un romanzo storico dove storia e romanzo si mischiano affrescando una vita straordinaria senza lasciare lacune. Belisario è l’ultimo generale fedele all’impero romano (d’oriente). È un cristiano ortodosso ma ha un’ammirevole tolleranza per gli altri credi religiosi e per le altre “sette” cristiane. Soprattutto, però, Belisario è un genio nell’ambito della tecnica militare. Il libro narra dei suoi successi in Persia, a Cartagine e nella campagna d’Italia e lo fa dilungandosi nel descrivere il rapporto con i soldati, sia i propri che quelli nemici, e nel descrivere un codice d’onore che commuove per la sua linearità e coerenza.

La voce narrante del libro è quella di Eugenio, uno schiavo eunuco al servizio di Antonina, che all’inizio del volume è una cortigiana e prostituta amica di Teodora (anche lei prostituta, ma che diverrà la moglie di Giustiniano e quindi il vero potere occulto dell’impero romano d’oriente). Antonina diverrà la moglie di Belisario e lo seguirà in tutte le sue campagne militari. I successi militari di Belisario si intrecciano con gli intrighi di palazzo e con la descrizione di luoghi e di avvenimenti storici poco noti ai più: un affresco notevole di un periodo storico buio e decadente ma ricco di fascino. Senza voler svelare troppo della trama devo però mettervi sull’attenti: Belisario cadrà vittima delle gelosie degli altri generali e dell’imperatore stesso che preferisce contornarsi di adulatori incompetenti e traditori piuttosto che riconoscere il valore del suo più fedele generale. La fine del romanzo, vi confesso, mi ha riempito di rabbia e di frustrazione, anche se il personaggio di Belisario ne esce quasi beatificato e si trasforma in un monumento alla “povertà e alla pazienza” come scritto sulla ciotola per elemosine di cui Belisario entra in possesso.

La storia di Belisario è un balsamo di coerenza e di semplicità, sia nelle azioni che nei sentimenti, e il personaggio Belisario rimane proprio per questo sempre un pochino misterioso. Il generale che Graves ci consegna è un esempio di saldezza nella burrasca della vita e della politica e vi confesso che farò tesoro della sua pazienza e del suo modo di reagire alle avversità della vita. Una lettura consigliata per gli amanti del romanzo storico. (Andreas Barella)

Graves, Robert.  1938.  Belisario.  Milano, Longanesi, 2017. 488 pagine, 22 Euro.

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