La civiltà di Dune è una civiltà di sofferenza. La mancanza d’acqua spinge la popolazione autoctona, i Fremen, a una violenza e a una durezza che si giustifica con la difficoltà della sopravvivenza. Tutta la cultura e tutta la civiltà Fremen è contraddistinta da questa difficile condizione di vita: l’acqua è scarsa. Con questa premessa, la presenza degli esseri umani su Dune è discreta e quasi invisibile, l’ecosistema originario non è quasi toccato dal contatto con gli umani. E già questa è una bella differenza con i pianeti più consoni alla vita, dove invece la mano dell’uomo si vede e spesso manipola e distrugge il pianeta che lo ospita. In altre parole, se Dune fosse un pianeta vivente, i Fremen lo disturbano meno di quanto non facciano gli abitanti della Terra con il loro globo terracqueo. La difficoltà di sopravvivere fa sì che il legame essere umano-pianeta divenga molto forte. La terra è restia a dare i suoi frutti, e bisogna conoscerla intimamente per potere entrare in simbiosi tanto da strapparle (o, a volte, da ricevere spontaneamente) quello di cui si abbisogna per non morire. Ogni attività atta alla sopravvivenza va integrata completamente nell’ecosistema, altrimenti non avrà nessuna possibilità di riuscita. Per esempio, coltivare un campo non è possibile, si possono però seminare alcune piante che attirano animali che nessuno di noi si sognerebbe mai di mangiare e che sono fonti di ricche proteine. Un mondo ecologico, insomma, e avverso alla vita. Viene da chiedersi se la necessità, la durezza delle condizioni di vita, la povertà non siano, tutto sommato, un bene per l’ecologia e per la vita. Una catena ecologica integrata e interdipendente, semplice e senza sfruttamenti sembra garantire, in questo romanzo, una vita planetaria stabile e forgiatrice di persone dure e spartane (in effetti ricordano molto gli spartani, e come loro costruiranno una forza militare invincibile). Mi accorgo che volevo parlare di una cosa – la vita nel deserto di Dune – e mi sono perso per strada e ho parlato di ecologia e di crescita delle civiltà. È proprio questa una delle caratteristiche interessanti di questo romanzo: permette a chi lo legge di divagare con la mente e di perdersi in questo mondo sabbioso ricco di terribili insegnamenti sulla vita. Allo spazioporto del pianeta una scritta invita i viaggiatori in partenza a pregare per chi resta, ora che conoscono il pianeta e la sua aridità.
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Il ciclo romanzesco di Dune
Dopo anni di seduzione a distanza, di occhieggiamenti dagli scaffali delle librerie e delle biblioteche pubbliche, questa estate mi sono deciso e ho letto il romanzo Dune di Frank Herbert. Avevo visto il vecchio film di David Lynch, e ricordavo il mio spaesamento e le perplessità per una trama complessa e piena di concetti da imparare (le Bene Gesserit, i Mentat, i linguaggi settoriali, eccetera). Ricordavo però anche l’affascinate mondo di Arrakis, le dure condizioni di vita sul pianeta deserto, e naturalmente i Fremen e i Vermi Giganti. Così, in vacanza, quando in una libreria di libri usati ho visto il volume, non ho saputo resistere e invogliato anche dai commenti (sulla copertina) di George Lucas “Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mi esistito” e di Steven Spielberg “Dune è parte integrante del mio universo fantastico” mi sono messo alla lettura.
Quando George Lucas ha affermato che “senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito” diceva la verità! 🙂 In effetti le ispirazioni che ha tratto dal romanzo di Frank Herbert sono parecchie, e tutte affascinanti. I predoni del deserto sembrano i Fremen, sia nell’abbigliamento che nella ferocia; gli zii di Luke condensano l’umidità come gli abitanti di Dune; il pianeta di Luke ricorda Arrakis, con i suoi territori deserti che celano misteri e saggezza (dove vive Ben Kenobi? E come sopravvive? Il deserto è tabù anche su Tatooine). La stessa “Forza Jedi” di George Lucas è un miscuglio delle arti delle Bene Gesserit e della loro speranza di creare il Kwisatz Haderach (il messia onnisciente e salvatore). Certo, tutti concetti mistici e presenti in molte mitologie e molte religioni, e proprio per questo così affascinanti, sia in Dune che in Star Wars. Anche l’idea di mescolare arcaicità (Dune: nessun computer, banditi da una guerra santa contro le macchine pensanti; GS: la storia si svolge “Tanto tempo fa…”) e ipertecnologia (Dune: le macchine segrete di Ix, le vasche dei Tleilax, dove si clonano esseri umani; GS: le astronavi, le armi) crea quell’atemporalità che affascina nelle due opere. Ma le somiglianze che balzano all’occhio durante la lettura sono molte di più! Personaggi, scene, ambientazioni, riprese e sviluppate con gusto personale da George Lucas. Fa piacere rincontrarle nel libro! Chi ne ha notata qualcuna ce lo faccia sapere!
Andreas