Category Archives: Dei e Dee

Brevi descrizioni di dee e dèi delle varie mitologie.

Tradimento della fiducia: Agamennone e Ifigenia

Tradimento della fiducia: Agamennone e Ifigenia

José De Cañizares, Il sacrificio di Ifigenia

Nella puntata del 4 giugno 2018 di Appesi alla Luna, salotto serale di Rete Uno della Radio Svizzera italiana, Andreas Barella de La Voce delle Muse, ha raccontato il mito di Agamennone e Ifigenia, nell’ambito di una puntata sulla fiducia e sul tradimento della stessa. Qui trovate la trasmissione.

Nella regione dell’Aulide, in Grecia, l’esercito dei Greci, capitanato da Agamennone e Menelao è bloccato. Dovrebbe partire per Troia, dove Paride ha portato la bella Elena, sposa di Menelao, re di Sparta. Paride ha ricevuto Elena in premio da Afrodite per aver decretato che era la più bella tra lei stessa, Era e Atena. Afrodite gliel’ha consegnata, ma c’è il piccolo problema che Elena era già sposata con Menelao, e Paride rapisce la donna mentre è ospite del re di Sparta, infrangendo la sacra legge degli ospiti. Menelao e il fratello Agamennone, decidono di vendicare l’onore dei Greci e decidono di mettere assieme un grande esercito per andare a riprendersi la donna a Troia, patria di Paride, che è anche il figlio del re Priamo.

Ma, dicevamo, i Greci sono bloccati sulla spiaggia. Infatti il mare è misteriosamente divenuto burrascoso e la partenza delle navi è impossibile. Dato che non si sa come fare, Agamennone chiede all’indovino Calcante di rivelargli il responso degli Dei. Il responso è chiarissimo: la dea Artemide è infuriata con il re Agamennone per un’offesa recatale giorni prima durante una caccia, visto che il figlio di Atreo si era vantato di essere il più grande cacciatore della Terra e perfino dell’Olimpo. Menelao, fratello di Agamennone, lo ingiuria, visto che adesso la partenza è impossibilitata da ciò e che così la sua sposa sarà irraggiungibile a Troia. Agamennone replica a sua modo agli insulti, finché i due fratelli non incominciano a insultarsi riguardo alle loro posizioni politiche e ai loro domini della Grecia.

Clitennestra, moglie di Agamennone, prova a sedare la rissa, ma è inutile. Interviene sulla scena sempre l’indovino Calcante che ha in mente una nuova profezia: a causa dell’ira della dea Artemide, la quiete del mare dovrà essere pagata con un terribile sacrificio: quello della ragazza Ifigenia, la figlia minore di Agamennone dopo Elettra e Oreste. Clitennestra sviene dalla paura, mentre Agamennone riprende a litigare con Menelao, il quale gli suggerisce di non continuare le risse ma piuttosto di affrontare il problema chiamando i fidati Ulisse e Diomede, amici inseparabili. Costoro andranno a prelevare Ifigenia (ancora ignara di tutto) dal suo palazzo, con la scusa che deve partire per l’isola di Ftia dove l’attende il valoroso Achille, pronto a sposarla. Ifigenia tutta contenta si fa guidare da Diomede e Ulisse fino alla piazza della città, dove l’attende un sacerdote, pronto a compiere il sacrificio. Quando Ifigenia si accorge dell’amara realtà, cerca di svincolarsi, ma poi tremante si fa condurre all’altare, pronta a favorire il volere degli Dei. Agamennone non osa guardare e nemmeno Clitennestra, che lo maledice sottovoce e medita già la vendetta dopo il ritorno del re da Troia (che avverrà dopo ben dieci anni).

Dopo la morte della ragazza, sulla scena sopraggiunge Achille, il quale è stato avvertito dell’inganno mosso contro Ifigenia. Egli è irato per essere stato citato in quella situazione familiare e per di più si mette a insultare con violenza Agamennone, che ha osato uccidere sua figlia solo per andare a Troia per il potere. Agamennone lo maledice (ma la vera lite tra i due avverrà sulle spiagge di Troia, e sarà la cornice in cui si svolge l’Iliade, che si apre proprio con le parole “Cantami, o Diva, del pelide Achille / l’ira funesta…”) e poi si mette a discutere di nuovo furiosamente con Menelao. Achille esprime il suo dissenso e il suo odio fondato per la politica e per i politici e si allontana verso la sua nave. La lite tra i due continua finché tutti i greci non decidono finalmente di partire affranti per la perdita di Ifigenia per l’Oriente a Troia.

In un’altra versione, Artemide all’ultimo momento salva la ragazza sostituendola con una cerva bianca, che viene sacrificata al suo posto (vedi immagine di questo post). Ifigenia viene trasportata dalla dea nella Colchide, dove diviene una sacerdotessa del culto della dea armata di arco. Il fratello Oreste la incontrerà assieme a Pilade nel corso del suo viaggio iniziatico.

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L’archetipo dell’insegnante: Chirone e Circe

L’archetipo dell’insegnante: Chirone e Circe
L’archetipo dell’insegnante: Chirone e Circe

Andreas Barella ha parlato alla Radio Svizzera di Lingua italiana, nella trasmissione Appesi alla Luna, del ruolo mitologico degli insegnanti. Qui trovi la trasmissione. Qua sotto vi mettiamo l’estratto del suo volume “Adolescenza il Giardino Nascosto,” da cui ha tratto spunto per la chiacchierata nel salotto di RETE UNO. Si ringrazia l’editore per il permesso di pubblicare l’estratto.

“Nell’antichità l’educazione dei giovani di famiglia altolocata (ma spesso il mito situa in questa categoria le persone che hanno un valore intrinseco, interiore e psichico, e non solo quelle nate da un alto lignaggio) è affidato a persone di prestigio. Un esempio illustre è l’educazione di Achille. L’eroe della guerra di Troia, abbandonato dalla madre, viene affidato dal padre al centauro Chirone.

Altri personaggi sono altrettanto ricchi, per esempio il ruolo delle sacerdotesse della magia femminile che insegnano i loro segreti alle persone che amano (Medea con Giasone, Arianna con Teseo e soprattutto Circe con Ulisse), oppure i molti insegnamenti divini che gli esseri umani colgono come eccezionali occasioni di crescita.

Il centauro ha la peculiarità di occuparsi a tempo pieno della educazione dei giovani, è la sua attività principale. Per questo motivo Chirone è la prima figura mitologica che vorrei assurgere a simbolo del ruolo di docente all’interno del percorso di crescita degli adolescenti. La figura del centauro ha la ricchezza della ambivalenza di cui abbiamo parlato a lungo nei capitoli precedenti e che contraddistingue il mondo adolescenziale.

Chirone è una figura di natura doppia, a metà strada tra bestia ed essere umano. Il suo corpo è di cavallo, mentre il busto e la testa sono umani. Esso ha un temperamento selvaggio e aggressivo, ma sa dimostrarsi anche benevolo e ospitale. Un po’ come la nostra società dei consumi: sa essere aggressiva, ma sa anche come prendersi cura dei suoi membri. E come l’adolescenza ha questa capacità di essere una cosa e anche il suo esatto contrario. È uno straordinario maestro di caccia (colui che dà la morte) ma anche uno scienziato che conosce a menadito la medicina (colui che dona e mantiene la vita). Si tratta di un essere intermedio tra natura e cultura. È il più saggio e il più sapiente tra tutti i Centauri, ed è immortale. Il suo insegnamento è basato sulla musica, sull’arte della guerra e della caccia, sulla morale e sulla medicina.

Il centauro offre ai giovani a lui affidati ciò che nessun essere umano potrebbe dar loro: trasforma infanzia e adolescenza in un incantesimo silvestre che annulla qualsiasi distanza tra natura e cultura. Non insegna ai suoi allievi le complesse regole della caccia nelle selve, fa di loro, come Achille, dei corridori dei boschi che non si servono di trappole né di armi. Il centauro confonde le categorie e la sua scienza non viene trasmessa attraverso l’insegnamento, egli esercita sui fanciulli a lui affidati un’imposizione dei suoi doni che li trasforma mediante una sorta di modificazione strutturale della loro personalità. La storia del centauro costituisce una versione mitologica dell’iniziazione.

È proprio questo il primo augurio che porgo ai docenti: quello di essere partecipi come il centauro all’insegnamento che donano ai ragazzi. Sono naturalmente cosciente che la vita quotidiana dell’insegnamento è ricca di molti aspetti burocratici e strutturali che hanno la tendenza a soffocare la personalità degli insegnanti, ma perché non arricchire la propria visione di se stessi con queste immagini? Trasmetterli agli allievi, vivere la materia che si insegna e renderla squillante per i giovani è una sfida che dovrebbe sempre capeggiare nella mente e nella programmazione degli insegnanti. Perché è questo compito che rende vivi, nella mia esperienza, i docenti, la materia e gli allievi stessi.

Anche la maga Circe che compare nel Canto X dell’Odissea (e maga sta per sacerdotessa che conosce le arti segrete della natura) è una straordinaria insegnante. Il suo modo di istruire è diverso, almeno all’inizio, da quello di Chirone, in quanto per imparare da lei bisogna riconoscere il suo potere e la sua diversità, senza averne paura. Cosa che i marinai di Ulisse non riescono a fare, e vengono tramutati in porci. Ulisse, con l’aiuto di Ermes, diviene immune alla magia trasformativa di Circe e può, una volta tenutane a bada la pericolosità, impararne i segreti. Di nuovo, come con Chirone, si tratta di insegnamenti che vengono impartiti grazie all’esperienza, al vivere a stretto contatto l’una con l’altro e sono segreti e insegnamenti legati al mondo naturale e istintivo. In questo regno si imparano i segreti che permettono poi di vivere e regnare anche nel mondo della ragione.

È questo il grande segreto che i due prototipi degli insegnanti ci comunicano. Proprio con questa mentalità si può e si deve affrontare il lavoro di docente. La messa in scena rituale che andiamo a presentare nella seconda parte è un esempio di come sia possibile farlo. Lo svolgimento di questo tipo di attività può essere facilmente programmato all’interno delle ore scolastiche che le scuole medie riservano alla conoscenza e allo studio della mitologia. E che le scuole superiori dedicano allo studio della filosofia. Si tratta di un’ottima occasione per rendere naturali e vive le storie che lette nell’antologia scolastica suonano vecchie e noiose. È l’occasione per le docenti e i docenti di diventare un po’ Chirone e un po’ Circe e trasportare gli studenti da un mondo interamente fattuale e nozionistico in un mondo fatato, in un incantesimo che diminuisce le distanze tra mondo mentale, mondo emotivo e mondo fisico, ricreando quella atmosfera silvana e boschiva in cui Circe e Chirone formano i futuri Re, i futuri Eroi e le future Eroine, le future Maghe.

Consideriamo ora come raggiungere questo risultato. Se avete bisogno di aiuto e di suggerimenti trovate maggiori dettagli nell’Appendice.”

Tratto da: Andreas Barella, “Adolescenza, il Giardino Nascosto,” Casa Editrice Ericlea. Si ringrazia l’editore per il permesso di pubblicare l’estratto. Maggiori informazioni sul volume.

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I grandi miti greci, ogni settimana con il Corriere della Sera

I grandi miti greci, ogni settimana con il Corriere della Sera
I grandi miti greci, ogni settimana con il Corriere della Sera

Vi segnaliamo che in edicola, ogni settimana al martedì, assieme al Corriere della Sera, vengono pubblicati degli agili libretti su un personaggio specifico della mitologia greca. Le uscite sono 30 e i protagonisti sono elencati più sotto. La presentazione ufficiale della collana: “Dalle avventure di Eracle alla tragedia di Antigone, dagli enigmi della Sfinge al giudizio di Paride: Corriere della Sera presenta Grandi miti greci, una collana di monografie dedicate agli eroi e agli dèi della mitologia ellenica, appositamente scritte da autorevoli docenti universitari con la curatela di Giulio Guidorizzi. In ogni libro, la ricostruzione del mito, gli autori e le opere che nei secoli se ne sono occupati, una sezione antologica con i testi più rappresentativi e utili apparati critici. Immergiti in un mondo di storie antiche quanto la cultura occidentale, imprese intramontabili e personaggi mitici che da più di due millenni nutrono il nostro immaginario. Le grandi storie sono eterne.”

Noi le stiamo leggendo e vale proprio la pena. In una prima sezione vi è il racconto e l’analisi del mito; in una seconda sezione vi sono gli sviluppi nell’arte del mito trattato: musica, quadri, libri, piéce teatrali ispirate dal mito vengono raccontate e commentate. In una terza sezione vi sono poi degli estratti della storia dalle opere più famose che ne hanno trattato. Una ricca bibliografia e sitografia completa ogni volumetto, che si legge in un paio di ore e lascia l’anima leggera e soddisfatta. Una lettura consigliata. Non è detto che traendo spunto da questa bella iniziativa non ci metteremo in futuro a recensire qualche volume o a fare delle entrate qua sul blog sui vari dèi, dee, eroi. Man mano che lo faremo, potete cliccare sui vari link.

Ogni volume ha un curatore diverso, che indicheremo nei vari post. L’intera collana di trenta volumi è a cura di Giulio Guidorizzi. Guidorizzi è grecista, traduttore, studioso di mitologia classica e antropologia del mondo antico. Ha scritto numerosi libri sulla mitologia. Noi vi consigliamo, per iniziare, il suo bellissimo Il mito greco (in due volumi, usciti nel 2009 e nel 2012).

Il piano dell’opera (ogni volume costa 7,90 Euro e li trovate sul sito del Corriere della Sera). NOVITÀ NOVEMBRE 2021: ATTUALMENTE LA COLLANA È DISPONIBILE SUL SITO DEL CORRIERE, NON SAPPIAMO FINO A QUANDO.

  1. Edipo – Il gioco del destino
  2. Dioniso – L’esaltazione dello spirito
  3. Apollo – La divina bellezza
  4. Zeus – Le origini del mondo
  5. Arianna – Le insidie dell’amore
  6. Orfeo – La nascita della poesia
  7. Ulisse – Il viaggio della ragione
  8. Medea – La condizione femminile
  9. Prometeo – Il dono del fuoco
  10. Antigone – La ragione di stato
  11. Fedra – L’insana passione
  12. Ade e Persefone – Gli dèi degli inferi
  13. Enea – L’eroe di una nuova dinastia
  14. Circe – La seduzione e la magia
  15. Eracle – L’eroe più popolare
  16. Teseo – Lo stato e le donne
  17. Elena – La bellezza che genera la guerra
  18. Afrodite – La primavera dell’amore
  19. Achille – Il guerriero vulnerabile
  20. Narciso – La morte, lo specchio e l’amore
  21. Atena – La dea invincibile
  22. Poseidone – La forza del profondo
  23. Le Sirene – Incanto e seduzione
  24. Ettore – L’eroe e la sua sposa
  25. Artemide – La natura selvaggia
  26. Giasone – La verità su un eroe
  27. Agamennone – Il re dei re
  28. Perseo – L’audacia dell’avventura
  29. Hermes – Il dio dell’astuzia
  30. Sisifo – I grandi peccatori

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La castrazione di Urano da parte di Crono – Teogonia di Esiodo

La castrazione di Urano da parte di Crono – Teogonia di Esiodo

Afrodite, nata dal mare, dove i genitali di Urano sono stati gettati da Crono.

La seguente descrizione della nascita del mondo è adattata dal magnifico libro di Jean-Pierre Vernant, “L’universo, gli dèi e gli uomini”, edito da Einaudi e che vi consigliamo caldamente: è un libro bellissimo!

Andreas Barella, una delle Muse, ha parlato di questo mito all’interno della trasmissione radiofonica APPESI ALLA LUNA della Radio svizzera di lingua italiana. Potete ascoltare la trasmissione a questo link.

La prima parte del mito di creazione greco la trovi quaUrano però non è sempre stato lì dove è adesso, in origine esso era coricato, disteso sopra la terra, e la ricopriva completamente. Ogni angolo di terra è raddoppiato da un pezzo di cielo che si incolla perfettamente su di lei. A partire dal momento in cui Gaia, divinità potente, terra madre, crea Urano che è il suo corrispondente esatto, la sua fotocopia, il suo doppio simmetrico, ci troviamo in presenza di una coppia di opposti: un maschio e una femmina. Urano è il cielo, così come Gaia è la terra. Una volta presente Urano, anche Eros il vecchio gioca un ruolo diverso. Non si tratta più di Gaia che fa nascere da sé ciò che porta in lei o di Urano che produce ciò che ha in lui, ma è dalla congiunzione delle loro due forze che nascono esseri diversi sia dall’uno che dall’altra.

Urano non cessa mai di disseminarsi nel seno di Gaia. L’Urano primordiale non conosce altra attività se non quella sessuale. Coprire Gaia senza sosta, per quanto è nella sua potenza: non pensa che a quello, e non fa che quello. La povera Terra si trova allora incinta di una prole numerosa che non può uscire dal suo grembo, che deve restare là dove Urano l’ha concepita. Visto che Cielo non si alza mai da Terra, non si crea mai fra loro uno spazio che permetta ai figli, i Titani, di uscire alla luce e di condurre un’esistenza autonoma. I Titani non possono assumere forma propria, né diventare esseri individuali, poiché vengono di continuo ricacciati nel grembo di Gaia, così come ogni cosa, Urano stesso, si trovava nel grembo di Gaia prima di nascere.

Chi sono i figli di Gaia e Urano? Ci sono i sei Titani e le loro sei sorelle le Titanidi. Il primo dei Titani è Okeanos, Oceano, la cintura d’acqua che circonda l’universo e scorre tutt’intorno al mondo, così che in lui inizio e fine coincidono. Il più giovane dei Titani è Cronos, chiamato anche “Crono dai pensieri scaltri”. Ci sono poi due triadi di figli: i Ciclopi (Bronte, Sterpe, Arge) e gli Ecatonchiri mostri con 50 teste e cento braccia (Cotto, Briareo, Gie). Siamo a una grande svolta nella creazione: i Titani sono i primi dèi individualizzati, non sono infatti come Gaia, Urano, Ponto nomi dati a forze naturali. Ricapitoliamo: Titani, Centobraccia, Ciclopi: tutte queste creature non possono uscire dal ventre della madre in quanto il padre Urano è disteso su di lei e non lascia nessuno spazio libero.

Non esiste ancora la luce, in realtà, poiché Urano, stendendosi su Gaia, mantiene una notte continua. La Terra dà libero sfogo alla sua collera. Non vuole più tenere in grembo i propri figli che, non potendo uscire, la gonfiano, la comprimono, la soffocano. Allora Gaia si rivolge a loro, in particolar modo ai Titani, dicendo: “Ascoltatemi, vostro padre ci oltraggia, ci sottopone a violenze inaudite, bisogna che tutto questo abbia fine. Dovete ribellarvi al Cielo, vostro padre”. Nel sentire queste parole i Titani, nel ventre della madre, tremano di terrore. Urano, sempre ben piantato sopra la loro madre, grande tanto quanto lei, non appare un avversario facile da vincere. Solo Crono, l’ultimogenito, accetta di aiutare la madre e misurarsi così con il padre.

La Terra concepisce un piano particolarmente astuto. Per portare a compimento il suo progetto fabbrica al proprio interno un piccolo falcetto, forgiato in acciaio. Quindi lo mette in mano al giovane Crono, che sta in agguato nel ventre della madre, proprio là dove Urano si unisce a lei. Crono tende un’imboscata al padre. Non appena Urano si sfoga in lei, Crono gli afferra i genitali con la sinistra, tenendoli ben stretti, e con la destra nella quale tiene il falcetto, li taglia in un solo colpo. Poi, senza voltarsi, per non incorrere nella sventura che il suo gesto potrebbe provocare, getta alle proprie spalle il membro virile di Urano. Alcune gocce di sangue cadono sulla terra zampillando dall’organo amputato e scagliato lontano, nel mare. Nell’istante in cui viene castrato, Urano lancia con forza un grido di dolore, e allontanandosi da Gaia, si ferma per non muoversi più, in alto, lassù sopra il mondo. Così, visto che Urano ha uguale estensione di Gaia, non esiste un solo pezzo di terra dal quale, alzando gli occhi, non si veda un angolo equivalente di cielo.

Con la castrazione di Urano, avvenuta su consiglio e grazie all’astuzia della madre, Crono segna una tappa fondamentale nella nascita del cosmo. Separa il cielo e la terra. Crea fra terra e cielo uno spazio libero: da allora in poi tutto ciò che la terra produrrà, tutto ciò che verrà generato dagli esseri viventi, avrà un luogo per respirare e per vivere. Da un lato, lo spazio si è aperto, ma anche il tempo si è trasformato. Finché Urano pesava su Gaia, non c’erano generazioni successive, restavano tutte nascoste all’interno di chi le aveva generate. Nel momento in cui Urano si ritrae, i Titani possono invece uscire fuori dal grembo materno e procreare a propria volta. Generazioni si susseguiranno a generazioni. Lo spazio è infine libero e il cielo stellato rappresenta ora un soffitto, una sorte di grande volta buia, che si eleva al di sopra della terra. Di tanto in tanto il cielo nero si illumina, poiché ormai giorno e notte si alternano. Ora appare un cielo nero rischiarato soltanto dalla luce delle stelle, ora, invece sorge un cielo luminoso, leggermente ombrato dalla sola presenza delle nuvole. Il mondo ha inizio.

La storia prosegue con la nascita dei figli di Crono e Rea, vale a dire gli dèi olimpici. 

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Gaia e Urano – La nascita del mondo – Teogonia di Esiodo

Gaia e Urano – La nascita del mondo – Teogonia di Esiodo

La seguente descrizione della nascita del mondo è adattata dal magnifico libro di Jean-Pierre Vernant, “L’universo, gli dèi e gli uomini“, edito da Einaudi e che vi consigliamo caldamente: è un libro bellissimo!

Andreas Barella, una delle Muse, ha parlato di questo mito all’interno della trasmissione radiofonica APPESI ALLA LUNA della Radio svizzera di lingua italiana. Potete ascoltare la trasmissione a questo link.

Che cosa c’era, quando ancora non c’era qualcosa, quando non c’era proprio nulla? A questa domanda i greci hanno risposto con miti e racconti. In principio, per i greci, vi era Chaos, una Voragine senza né inizio né fondo, senza direzione nella quale precipitare, né possibilità di orientarsi, un luogo di vertigine e confusione. Il caos, appunto. In esso nulla vi era di ordinato né di comprensibile, né di creato. Esso esisteva, e in esso tutto era già contenuto, ma non aveva forma né nome né identità. Tutto era confuso in un’unica notte indistinta. In origine dunque, non esisteva che Caos, abisso cieco, notturno, sconfinato.

Poi apparve Gaia, la Terra. Essa sorse dal seno stesso di Caos, e questa creazione mutò l’ordine, o meglio il disordine, delle cose. Tutto quello che prima era senza orientamento, si ritrovò inserito in un ordine che, seppur primitivo, faceva la differenza con quanto esisteva prima. Vi fu un alto e un basso, un sopra e un sotto, un prima e un dopo. Le cose divennero visibili, solide, delineate. Gaia, in un certo modo, rappresenta il contrario di Caos.

Nato dalla vastità di Voragine, il mondo ha da allora in poi una superficie. Da un lato si spinge verso l’alto in forma di montagna, dall’altro sprofonda in basso come una galleria sotterranea. Sottosuolo che si prolunga tanto all’infinito e tanto indeterminato che, in un certo senso, ciò che si trova alla base di Gaia, sotto la superficie sicura e solida, è sempre l’abisso, il Caos. La terra, sorta dal seno di Voragine, vi si riunisce nelle sue profondità.

Un sopra e un sotto. Sopra le montagne si ergono alte e coronate di neve, si proiettano verso il cielo, le cime chiare e luminose le cui sommità più elevate raggiungono quella zona del cielo sempre inondata di luce. Gaia partorisce e nutre ogni cosa. Essa è la madre universale. Foreste, montagne, grotte sotterranee, i flutti del mare, i ruscelli di montagna, il vasto cielo traggono origine da Gaia, dalla Terra madre.

Subito dopo la Terra comparve Eros il vecchio, l’amore primordiale. In quei tempi lontani non esisteva ancora un maschile e un femminile, la distinzione tra i sessi era di là da venire. Questo vecchio con i capelli bianchi, Eros, non è lo stesso che comparirà più tardi, quando ci saranno gli uomini e le donne, i maschi e le femmine. Esso è una grandiosa forza dell’universo, un amore cosmico che, forse, suggerisce alla Terra di proseguire nella creazione. Esso permea l’universo e lo mette in movimento.

Così come la Terra è sorta da Voragine, dalla Terra scaturisce ciò che essa contiene nelle sue profondità. Quello che era in lei, mescolato a lei, si trova portato al di fuori: la Terra lo partorisce senza aver bisogno di unirsi a nessuno. Ciò che libera proviene dall’indistinto che dimora al suo interno.

La Terra genera da sola, senza bisogno di accoppiarsi, due personaggi molto importanti: Urano il cielo stellato e Ponto, l’acqua, tutte le acque, o meglio i flutti marini, poiché Ponto in greco è un nome maschile. La Terra li concepisce senza unirsi a nessuno, ed essi la vanno a completare sotto forma di forza contraria e doppia. Urano, il cielo stellato è simile alla terra, una solida replica, stabile e simmetrica. Appena creato, Urano si stende su Gaia e i due costituiscono i due piani sovrapposti dell’universo, un pavimento e una volta, un sotto e un sopra che si coprono a vicenda, completamente. Quando Terra partorisce Ponto, Flutto marino, questi la completa insinuandosi al suo interno e la delimita sotto forma di vaste distese liquide. Flutto, come Urano, rappresenta un opposto. Se la terra è solida e compatta, e gli elementi non possono mescolarsi in lei, Flutto è, invece, liquidità, fluidità informe e inafferrabile: le sue acque si mescolano, indistinte e confuse.

Caos, Gaia, Eros e poi i due partoriti Urano e Ponto. Si tratta di forze insieme naturali e divine. Gaia è la terra su cui camminiamo e allo stesso tempo è una dea. Ponto rappresenta sia i flutti del mare che una forza divina che può essere venerata. Urano è sopra di noi e come vedremo è nostro padre ma anche la vastità del cielo, una divinità universale.

La storia prosegue con la castrazione di Urano, che trovate qua.

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