Essere felici è uno dei più grandi desideri della nostra vita, la felicità è qualcosa che aneliamo con tutte le nostre forze, ma che ci sembra irraggiungibile e sfuggente. Abbiamo l’impressione che essere felici sia un’impresa difficile e spesso dimentichiamo che la felicità si può provare ogni giorno, perché forse è qualcosa di più “piccolo” e accessibile rispetto a quello che pensiamo. Ci sono strategie e “tecniche” per capire dove cercarla e per accoglierla nella nostra quotidianità.
Nel salotto serale di Rete Uno ci chiediamo cos’è la felicità, dove la possiamo trovare e quando è l’ultima volta che siamo stati felici: voi ve ne siete accorti? Ricordate ancora il momento unico e perfetto in cui avete detto “sono felice”? Andreas Barella presenta i vari approcci al mistero tremendo e affascinante della vita e spiega come i diversi approcci possano essere utili per descrivere la nostra idea e relazione con la felicità. Andreas offre inoltre diversi spunti per andare alla ricerca della propria felicità quotidiana. Nella trasmissione condotta da Isabella Visettii, Andreas disquisisce con Patrizia Pfenninger, creativa e artista felice e con Loris Allemann, scrittore e artista. Prima parte della trasmissione. Seconda parte della trasmissione.
Il giorno di San Giuseppe, archetipo del padre e simbolo di umiltà e dedizione, è dedicato alla festa del papà. Nel salotto di Appesi alla luna, su Rete Uno della Radio Svizzera italiana, oltre a fare gli auguri a tutti i papà, ci interroghiamo sulla funzione dei padri nel 2018. Per secoli, se non millenni, il ruolo delle donne e degli uomini è stato codificato nelle varie società che ci hanno preceduto: con un luogo comune possiamo affermare che le donne stavano a casa e si occupavano dei figli e del ménage familiare, mentre gli uomini andavano a procacciare il cibo cacciando prima, lavorando poi. Da qualche tempo però i ruoli si sono intrecciati e sono mutati: anche le donne sono attive professionalmente, anche gli uomini si occupano dei figli e della casa. Quali sono i modelli di riferimento per questi cambiamenti epocali? Come modificano la nostra vita e quella dei nostri figli? Andreas Barella (de La Voce delle Muse) ne parla con Norma Bargetzi, psicoterapeuta, coordinatrice di AvaEva e con Alberto Stival, vicedirettore Centro di studi bancari e membro di comitato di FAFTPlus. Trasmissione come sempre magistralmente condotta da Isabella Visetti, coadiuvata da Vanni Slepoi. Prima parte della trasmissione. Seconda parte della trasmissione.
Andreas Barella ha parlato alla Radio Svizzera di Lingua italiana, nella trasmissione Appesi alla Luna, del ruolo mitologico degli insegnanti. Qui trovi la trasmissione. Qua sotto vi mettiamo l’estratto del suo volume “Adolescenza il Giardino Nascosto,” da cui ha tratto spunto per la chiacchierata nel salotto di RETE UNO. Si ringrazia l’editore per il permesso di pubblicare l’estratto.
“Nell’antichità l’educazione dei giovani di famiglia altolocata (ma spesso il mito situa in questa categoria le persone che hanno un valore intrinseco, interiore e psichico, e non solo quelle nate da un alto lignaggio) è affidato a persone di prestigio. Un esempio illustre è l’educazione di Achille. L’eroe della guerra di Troia, abbandonato dalla madre, viene affidato dal padre al centauro Chirone.
Altri personaggi sono altrettanto ricchi, per esempio il ruolo delle sacerdotesse della magia femminile che insegnano i loro segreti alle persone che amano (Medea con Giasone, Arianna con Teseo e soprattutto Circe con Ulisse), oppure i molti insegnamenti divini che gli esseri umani colgono come eccezionali occasioni di crescita.
Il centauro ha la peculiarità di occuparsi a tempo pieno della educazione dei giovani, è la sua attività principale. Per questo motivo Chirone è la prima figura mitologica che vorrei assurgere a simbolo del ruolo di docente all’interno del percorso di crescita degli adolescenti. La figura del centauro ha la ricchezza della ambivalenza di cui abbiamo parlato a lungo nei capitoli precedenti e che contraddistingue il mondo adolescenziale.
Chirone è una figura di natura doppia, a metà strada tra bestia ed essere umano. Il suo corpo è di cavallo, mentre il busto e la testa sono umani. Esso ha un temperamento selvaggio e aggressivo, ma sa dimostrarsi anche benevolo e ospitale. Un po’ come la nostra società dei consumi: sa essere aggressiva, ma sa anche come prendersi cura dei suoi membri. E come l’adolescenza ha questa capacità di essere una cosa e anche il suo esatto contrario. È uno straordinario maestro di caccia (colui che dà la morte) ma anche uno scienziato che conosce a menadito la medicina (colui che dona e mantiene la vita). Si tratta di un essere intermedio tra natura e cultura. È il più saggio e il più sapiente tra tutti i Centauri, ed è immortale. Il suo insegnamento è basato sulla musica, sull’arte della guerra e della caccia, sulla morale e sulla medicina.
Il centauro offre ai giovani a lui affidati ciò che nessun essere umano potrebbe dar loro: trasforma infanzia e adolescenza in un incantesimo silvestre che annulla qualsiasi distanza tra natura e cultura. Non insegna ai suoi allievi le complesse regole della caccia nelle selve, fa di loro, come Achille, dei corridori dei boschi che non si servono di trappole né di armi. Il centauro confonde le categorie e la sua scienza non viene trasmessa attraverso l’insegnamento, egli esercita sui fanciulli a lui affidati un’imposizione dei suoi doni che li trasforma mediante una sorta di modificazione strutturale della loro personalità. La storia del centauro costituisce una versione mitologica dell’iniziazione.
È proprio questo il primo augurio che porgo ai docenti: quello di essere partecipi come il centauro all’insegnamento che donano ai ragazzi. Sono naturalmente cosciente che la vita quotidiana dell’insegnamento è ricca di molti aspetti burocratici e strutturali che hanno la tendenza a soffocare la personalità degli insegnanti, ma perché non arricchire la propria visione di se stessi con queste immagini? Trasmetterli agli allievi, vivere la materia che si insegna e renderla squillante per i giovani è una sfida che dovrebbe sempre capeggiare nella mente e nella programmazione degli insegnanti. Perché è questo compito che rende vivi, nella mia esperienza, i docenti, la materia e gli allievi stessi.
Anche la maga Circe che compare nel Canto X dell’Odissea (e maga sta per sacerdotessa che conosce le arti segrete della natura) è una straordinaria insegnante. Il suo modo di istruire è diverso, almeno all’inizio, da quello di Chirone, in quanto per imparare da lei bisogna riconoscere il suo potere e la sua diversità, senza averne paura. Cosa che i marinai di Ulisse non riescono a fare, e vengono tramutati in porci. Ulisse, con l’aiuto di Ermes, diviene immune alla magia trasformativa di Circe e può, una volta tenutane a bada la pericolosità, impararne i segreti. Di nuovo, come con Chirone, si tratta di insegnamenti che vengono impartiti grazie all’esperienza, al vivere a stretto contatto l’una con l’altro e sono segreti e insegnamenti legati al mondo naturale e istintivo. In questo regno si imparano i segreti che permettono poi di vivere e regnare anche nel mondo della ragione.
È questo il grande segreto che i due prototipi degli insegnanti ci comunicano. Proprio con questa mentalità si può e si deve affrontare il lavoro di docente. La messa in scena rituale che andiamo a presentare nella seconda parte è un esempio di come sia possibile farlo. Lo svolgimento di questo tipo di attività può essere facilmente programmato all’interno delle ore scolastiche che le scuole medie riservano alla conoscenza e allo studio della mitologia. E che le scuole superiori dedicano allo studio della filosofia. Si tratta di un’ottima occasione per rendere naturali e vive le storie che lette nell’antologia scolastica suonano vecchie e noiose. È l’occasione per le docenti e i docenti di diventare un po’ Chirone e un po’ Circe e trasportare gli studenti da un mondo interamente fattuale e nozionistico in un mondo fatato, in un incantesimo che diminuisce le distanze tra mondo mentale, mondo emotivo e mondo fisico, ricreando quella atmosfera silvana e boschiva in cui Circe e Chirone formano i futuri Re, i futuri Eroi e le future Eroine, le future Maghe.
Consideriamo ora come raggiungere questo risultato. Se avete bisogno di aiuto e di suggerimenti trovate maggiori dettagli nell’Appendice.”
Tratto da: Andreas Barella, “Adolescenza, il Giardino Nascosto,” Casa Editrice Ericlea. Si ringrazia l’editore per il permesso di pubblicare l’estratto. Maggiori informazioni sul volume.
Una scuola di vita – Appesi alla luna – lunedì 12 marzo 2018
Il maestro e scrittore Franco Lorenzoni ha detto che la scuola deve essere migliore della società altrimenti a cosa serve? La scuola ticinese questa cosa l’ha capita, anche perché è da sempre al centro di una riflessione costante da parte dei docenti, delle direzioni, dei genitori e degli allievi, del DECS (Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport) per continuare a rinnovarsi e a migliorarsi.
Nel salotto di Appesi alla luna, coordinati da Isabella Visetti, ci ritroviamo a parlare di un’esperienza didattica interessante, “La scuola al centro del villaggio” promossa alla Scuola Professionale Artigianale Industriale (SPAI) di Locarno, ma discorreremo anche di adolescenti, di mitologia dell’insegnamento, di piccole azioni etiche e di utopie minimaliste. In un periodo in cui tutto scorre in fretta ci porremo la domanda se sia possibile coniugare i tempi lunghi della formazione dei ragazzi con l’insegnamento di nozioni di base come la creazione di ideali, la voglia di comunità, la pratica della solidarietà e l’aprirsi della scuola alla società che la circonda e al mondo.
Andreas Barella (de La Voce delle Muse) ne parla con Isabella Medici Arrigoni, team leader ufficio Svizzera italiana di Helvetas, con Lorenzo Scascighini, docente di italiano e di cultura generale alla SPAI di Locarno, promotore del progetto “La scuola al centro del villaggio”,e i suoi due allievi Reto Gelshorn e Nicola Franceschini.
Andreas narra del ruolo mitologico degli insegnanti, parlando del Centauro Chirone. Avrebbe voluto parlare anche della Maga Circe e del dio Prometeo, ma non c’è stato tempo. Le descrizioni degli archetipi degli insegnanti sono tratti dal libro “Adolescenza, il giardino nascosto,” edito da Ericlea nel 2010. Maggiori informazioni sul volume.
L’Oro dell’Ombra – Appesi alla luna – lunedì 5 febbraio 2018 – In Peter Pan, Capitan Uncino cerca di rubare l’ombra di Peter per privarlo dei suoi poteri magici. Nella psicoanalisi l’ombra è vista come il ricettacolo di tutta la spazzatura sociale e psichica che non siamo in grado di accettare nella nostra vita. Nel salotto di Rete Uno si andrà però alla scoperta, in modo leggero e divertente, di uno dei concetti più affascinanti delle teorie psicologiche moderne e ci confronteremo con le seguenti domande: l’ombra è sempre e solo oscura? Oppure può anche essere fonte di sorprese positive? Quando si manifesta nelle nostre vite? Qual è per voi la luce che la vostra ombra vi impedisce di vedere? E come la esplorate? Andreas Barella de La Voce delle Muse, ospite di Isabella Visetti coadiuvata da Vanni Slepoi, ne parla con Sara Haeuptli Nguyen, coach e counselor. Andreas presenterà il mito di Crono e Rea, del passaggio dall’età dell’oro al mondo scandito dal tempo e dai ritmi biologici per raccontare cosa finisce nell’Ombra. Oltre a fornire esempi su come scoprire la potenza creativa dell’Oro dell’Ombra. Ascolta la trasmissione.
Vuoi saperne di più? Qui trovi il mito di Crono e Rea Qui trovi il mito di Gaia e Urano, la nascita del mondo secondo Esiodo. TRA BREVE
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