La recensione al volume di Umberto Galimberti uscito a settembre 2023. “L’Occidente ha due radici: il mondo greco e la tradizione giudaico-cristiana. Per quanto dischiudano orizzonti completamente diversi, entrambi descrivono un mondo dotato di ordine e stabilità. Ma noi viviamo nell’età della tecnica. È finito l’incanto del mondo tipico degli antichi. È finito anche il disincanto dei moderni, che ancora agivano secondo un orizzonte di senso e un fine. La tecnica non tende a uno scopo, non apre scenari di salvezza, non svela la verità: la tecnica funziona. L’etica, come forma dell’agire in vista di fini, celebra la sua impotenza. Il mondo è ora regolato dal fare come pura produzione di risultati. L’unica etica possibile, scrive Umberto Galimberti, è quella del viandante. A differenza del viaggiatore, il viandante non ha meta. Il suo percorso nomade, tutt’altro che un’anarchica erranza, si fa carico dell’assenza di uno scopo. Il viandante spinge avanti i suoi passi, ma non più con l’intenzione di trovare qualcosa, la casa, la patria, l’amore, la verità, la salvezza.
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Esiste un aspetto dell’amore greco che è stato per secoli ignorato: in quel mondo, infatti, per gli uomini, era normale avere rapporti sessuali sia con le donne che con altri uomini. Siamo abituati a pensare che una sola donna, Saffo, praticasse normalmente la bisessualità. Non era così, anche a causa di alcuni valori condivisi da quella cultura. Evento organizzato da Lezioni di Storia Festival e Editori Laterza.
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Prevedere il futuro è un sogno che l’umanità ha sempre accarezzato. Gli antichi scrutavano le viscere dei polli e il volo degli uccelli, nel Medioevo si osservavano gli astri e si consultava la Bibbia, oggi ci attendiamo dagli economisti e dai meteorologi previsioni sicure sull’andamento del PIL e sul tempo che farà. Ogni epoca ha avuto un suo modo peculiare di rapportarsi al futuro, ed è in questo senso, e solo in questo, che del futuro possiamo fare la storia. Evento organizzato da Lezioni di Storia Festival e Editori Laterza.
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“O Enkidu, fratello mio, | tu fosti la scure al mio fianco, | la forza della mia mano, la spada nella mia cintura, | lo scudo davanti a me, | una veste gloriosa, il mio più leggiadro ornamento; | un Fato malvagio mi ha derubato. | L’onagro e la gazzella | che padre e madre ti furono, | tutte le creature della lunga coda che ti nutrirono | ti piangono, | tutti gli esseri selvatici della piana e dei pascoli; | i sentieri che amavi nella foresta dei cedri | notte e giorno mormorano.” (dall’Epopea di Gilgamesh)
Andreas prosegue, sul suo canale YouTube a narrare e commentare qualche mito. Eccone alcuni della tradizione mesopotamica.
In questa seconda parte si narra dell’epopea di Gilgamesh, delle sue avventure in compagnia del selvaggio Enkidu e della ricerca del fiore dell’immortalità. Oltre a narrare di un’inedita versione del diluvio universale e a fare la conoscenza con un Noé redivivo.
Ecco tutta la narrazione sul canale youtube di Andreas, ISCRIVETEVI AL CANALE! GRAZIE MILLE!
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SUI MITI MESOPOTAMICI
Mitologia assiro babilonese, a cura di Giovanni Pettinato. Una selezione dei poemi più belli che la cultura mesopotamica ha lasciato, curata dallo storico e assiriologo Giovanni Pettinato. Il volume comprende, fra gli altri, l’Enuma Elis, il poema della creazione, e l’Epopea di Gilgames. Utet oggi pubblica l’ebook di quest’opera con l’apparato critico di riferimento integrato e collegato in modalità ipertestuale.
Mitologia sumerica, a cura di Giovanni Pettinato. L’elaborazione della ricca mitologia sumera inizia a partire dal 3200 a.C., frutto dell’immaginario dei popoli che si stabilirono nelle fertili valli tra i fiumi Tigri ed Eufrate, in Mesopotamia. Per primi i sumeri hanno circoscritto la sfera delle idee morali e religiose, oltre a inventare la scrittura, composta di una serie di simboli corrispondenti a idee. L’opera italiana curata dallo storico e assiriologo Giovanni Pettinato esce oggi per Utet in un ebook dotato di apparato critico fruibile in modalità ipertestuale.
Uomini e Dèi della Mesopotamia, a cura di Jean Bottero. ESAURITO! Lo trovate in qualche biblioteca o sulle bancarelle di libri usati.
L’epopea di Gilgamesh, a cura N. K. Sandars. L’epopea di Gilgameš è un racconto epico della Mesopotamia. Si tratta di una delle più antiche opere letterarie dell’umanità, se non la più antica, di cui la prima versione conosciuta fu scritta in accadico nella Babilonia nel XIX secolo a.C. Scritta in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, racconta le avventure di Gilgameš, re di Uruk, una figura eroica con forse qualche base storica, nonché una delle divinità infernali dell’antica Mesopotamia.
Gilgamesh. Il poema epico babilonese e altri testi in accadico e sumerico, a cura di Andrew George. Emersa dalla tradizione orale dei Sumeri nel terzo millennio a.C., e tramandata per migliaia di anni da molti popoli del Vicino Oriente su tavolette d’argilla scritte in caratteri cuneiformi, l’epopea di Gilgamesh si pone alle origini stesse della letteratura mondiale. Re di Uruk, Gilgamesh è infatti il primo eroe a partire in cerca di avventure, a uccidere mostri, sfidare gli dèi, viaggiare ai confini della terra deciso a conquistarsi con le sue gesta un nome imperituro. Ma quando la morte gli strappa Enkidu, il compagno per eccellenza, Gilgamesh, atterrito e ormai solo, affronta l’impresa che travalica ogni altra: la ricerca del segreto della vita eterna – un segreto che solo Utnapishtim, l’unico sopravvissuto al Diluvio Universale, può insegnargli. Farà infine ritorno a Uruk a mani vuote, ma ricco di una nuova consapevolezza: la morte è il destino ineluttabile che gli dèi hanno assegnato all’uomo, e nel godimento di questa vita effimera risiede la sua sola saggezza.
ILLUSTRATO, PER BAMBINI: Gilgamesh, di Annamaria Gozzi. L’epopea di Gilgamesh è il più antico poema epico dell’umanità, la prima forma di scrittura mai conosciuta che ha più di 4.000 anni. Le gesta dell’eroe sumero, incise su tavolette di argilla, furono scoperte in Iraq, l’antica Mesopotamia, la terra dei fiumi dove nacquero le prime civiltà umane, là dove nella antica città di Ninive sorse la prima biblioteca della storia. Età di lettura: da 7 anni.
Nel corso degli anni, Andreas Barella, una delle Muse de La Voce delle Muse, ha partecipato a numerose trasmissioni radio alla RSI (Radio Svizzera id Lingua Italiana), sia a RETE UNO che a RETE DUE.
Sul canale YouTube MITO E PSICHE vengono ora ripubblicate queste classiche interviste sui temi più disparati, ma sempre inerenti la MITOLOGIA e il suo USO NELLA VITA QUOTIDIANA.
In questa prima puntata: in Peter Pan, Capitan Uncino cerca di rubare l’ombra di Peter per privarlo dei suoi poteri magici. Nella psicoanalisi l’ombra è vista come il ricettacolo di tutta la spazzatura sociale e psichica che non siamo in grado di accettare nella nostra vita. Nel salotto di Rete Uno RSI si andrà però alla scoperta, in modo leggero e divertente, di uno dei concetti più affascinanti delle teorie psicologiche moderne e ci confronteremo con le seguenti domande: l’ombra è sempre e solo oscura? Oppure può anche essere fonte di sorprese positive? Quando si manifesta nelle nostre vite? Qual è per voi la luce che la vostra ombra vi impedisce di vedere? E come la esplorate? Andreas Barella, ospite di Isabella Visetti coadiuvata da Vanni Slepoi su RETE UNO della RSI Radio Svizzera di Lingua Italiana, ne parla con Sara Haeuptli Nguyen, coach e counselor.
Qui trovate la ricca trasmissione, sul canale youtube di Andreas, ISCRIVETEVI AL CANALE! GRAZIE MILLE E BUON ASCOLTO!
Libri citati nella trasmissione.
Robert Bly. Il piccolo libro dell’ombra. Per scoprire il nostro lato oscuro. Per Robert Bly, l’Ombra è una sorta di ‘sacco’ che ciascuno porta sulle spalle e in cui ripone tutti gli aspetti della propria personalità che non gli piacciono. In questo libro, che presenta una prefazione del noto psicanalista Claudio Rise, l’autore delinea gli itinerari che permettono di ‘svuotare’ questo sacco, di guardarsi dentro e di fare pace con la parte più nascosta di se stessi.
I miti raccontati da Andreas sono tratti da: Robert Graves. I Miti Greci. Prima della scienza, prima della religione, c’è il mito. Modo ingenuo – ci dicono – modo fantasioso, spregiudicato e prescientifico, di spiegare l’origine delle cose e degli uomini, gli usi i costumi e le leggi. Filologia, etnografia, antropologia hanno lacerato il velo del mito, evidenziandone le radici ideologiche, il retroterra di superstizione e di magia. Ma i miti, così dissezionati, ci vengono restituiti alla stregua di freddi reperti anatomici, buoni tuttalpiù per qualche museo. Robert Graves è riuscito a rianimare questa materia ormai inerte, restituendocela con tutto il suo splendore, il suo sense of wonder e (anche) of humour.
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